Guisgard restò a fissare gli strani segni che operarono gli spiriti.
Melisendra sembrava totalmente a suo agio in mezzo a loro.
Che strana e misteriosa donna, pensava Guisgard.
Di tanto in tanto osservava il suo volto e le espressioni che assumeva.
In certi momenti gli appariva come una donna fredda, distaccata, altera.
Forse calcolatrice e sicuramente conscia del suo straordinario fascino.
Un fascino non meno potente di quelle sue arcane arti.
Un fascino che forse utilizzava per i suoi intenti.
Altre volte invece gli appariva come una ragazza dai tratti quasi ingenui e sbarazzini.
Guisgard restava sorpreso a fissarla mentre conversava, con tono familiare, con quelle misteriose entità che sembravano accompagnarla in ogni luogo.
A volte il cavaliere aveva la singolare sensazione che lei giocasse con quegli spiriti.
Eppure, nel profondo dei suoi meravigliosi occhi che brillavano come smeraldi, Guisgard sembrava riconoscere un vago e tormentato senso di solitudine.
“Si, è vero…” disse slacciandosi il mantello e accomodandolo dietro la schiena della ragazza che si era appoggiata ad uno scomodo tronco d’albero “… la solitudine uccide… ma quegli spiriti non sono soli… hanno voi…”
Scelse un giaciglio tra due lisce rocce di granito e vi si appoggiò.
“Si, ho sentito parlare del Cavaliere del Gufo e delle sue tristi gesta…” continuò, mentre da una tasca estrasse la sua ocarina “… dicono che non abbia mai conosciuto né sconfitta, né pietà… feroce come Achille, indomito come Sigfrido… entrambi però avevano un punto debole… ognuno di noi, infondo, possiede un punto debole, che tiene gelosamente nascosto per non apparire troppo debole agli occhi degli altri…” la fissò per un momento “… tranquilla, milady, non bramo avervi sotto la mia responsabilità…” mormorò con un indecifrabile sorriso.
E cominciò a suonare la sua ocarina.
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AMICO TI SARO' E SOLO QUELLO... E' UN SACRO PATTO DA FRATELLO A FRATELLO
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