Discussione: La Gioia dei Taddei
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Vecchio 14-06-2011, 05.05.18   #1294
Guisgard
Cavaliere della Tavola Rotonda
 
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Guisgard di lui non si fa che parlare beneGuisgard di lui non si fa che parlare beneGuisgard di lui non si fa che parlare beneGuisgard di lui non si fa che parlare beneGuisgard di lui non si fa che parlare beneGuisgard di lui non si fa che parlare bene
Il paese era deserto ed avvolto da una malinconica ed angosciante foschia.
I monti circostanti, dentro i quali, come una conca, quel luogo sembrava essere sprofondato, apparivano simili ad una grande gabbia, una prigione, oltre la quale non era possibile fuggire.
Melisendra camminava per quelle silenziose ed umide stradine, avvertendone l’inquieta ed innaturale solitudine.
I suoi piedi nudi sembravano come scivolare sulle pietre levigate e bagnate della stradina.
Gunse così presso un ponte, sul quale vi erano due uomini anziani.
“Non avrebbero dovuto costruire il paese su questo fiume...” disse uno dei due all’altro “... se straripa sarà la fine per tutti noi...”
Melisendra passò oltre, fino a ritrovarsi in una piccola piazzetta, sulla quale sorgeva la modesta chiesetta del posto.
La ragazza si avvicinò alla porta, ma una monaca le impedì di procedere oltre.
“Questa messa” spiegò la monaca “è per i defunti… domattina sarà celebrata quella ordinaria.”
Ad un tratto la campana suonò e la monaca svanì nel nulla.
“Presto, si stanno battendo!” Gridò qualcuno dal campanile della chiesa. “Correte, c’è anche il Cavaliere del Gufo.”
Melisendra cercò di raggiungere il luogo del duello, ma finì per perdersi tra le stradine del paese.
Ad un tratto udì dei canti e qualcuno che recitava una litania.
Un attimo dopo vide passare una processione per la festività di Sant’Antonio.
Dietro il santo, portato in spalla da alcuni devoti, vi erano dei fanciulli con il capo coperto da veli.
Uno di questi alzò la testa e fissò Melisendra.
Era Uriel ed aveva gli occhi consumati dal pianto.
“Quel cavaliere sembrava invincibile…” mormorò qualcuno nella processione “... eppure è stato sconfitto…”
Melisendra allora si voltò di nuovo verso la statua del santo, ma, incredibilmente, non c’era più l’immagine di Sant’Antonio.
Al suo posto, adagiata su un carro, vi era una bara.

Il lieve chiarore penetrò nella stanza, sfiorando il viso di Melisendra.
La ragazza si svegliò dolcemente, senza sussulti.
Ma un attimo dopo l’inquietudine per quel misterioso sogno cominciò a farsi strada dentro di sé.
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