Discussione: La Gioia dei Taddei
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Vecchio 13-06-2011, 01.56.10   #1255
Guisgard
Cavaliere della Tavola Rotonda
 
L'avatar di Guisgard
Cavaliere della tavola rotonda
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Guisgard di lui non si fa che parlare beneGuisgard di lui non si fa che parlare beneGuisgard di lui non si fa che parlare beneGuisgard di lui non si fa che parlare beneGuisgard di lui non si fa che parlare beneGuisgard di lui non si fa che parlare bene
L’incendio in breve divampò in tutta la stanza.
Il signore del castello giaceva nel suo letto, immobile, alla mercè di un dolore fisico e mentale.
Egli aveva accarezzato, per lungo tempo, sogni di vittoria, potenza e vanagloria, ma ora tutto sembrava svanire ed incenerirsi, come i muri di quella stanza.
Ovunque ora vedeva tenebre e fiamme e sentiva una cieca e primordiale paura stringergli il cuore.
“E’ finita…” disse fra sé. “Dove sono i miei cavalieri? I miei servi e tutti coloro che hanno giurato di servirmi in questa impresa? Tutti nascosti come ratti ingrassati alla mia tavola!”
Emise, forse per la collera mista a disperazione, un gemito che morì in uno stentato lamento.
“Sei dunque cosciente, mio signore…” mormorò una voce gracchiante nella stanza “… per tua sfortuna…”
“Chi è là?” Tentò di urlare Cimarow. “Sei un demone giunto al mio capezzale? Sei venuto a prenderti la mia anima? Avvicinati e mostrati a me!”
“Sono la morte che giunge a prenderti, Cimarow…” avanzando Freia.
Il suo volto grottesco sembra assumere agli occhi di Cimarow fattezza mostruose e terribili, simili a quelle di un demone.
“Ripensa alle tue colpe, maledetto…” echeggiò la voce della vecchia.
“Allontanati da me, maledetta!” Gridò Cimarow, reso ormai folle dal dolore e dalla paura. “Allontanati e lasciami morire in pace!”
“In Pace? Tu non ne concedesti mai, maledetto!” Replicò Freia. “Anni di tormenti, di dolore e dannazione! Questo mi donasti, cane! Ancora le carni gridano le torture subite e l’anima gli strazi conosciuti!”
Si avvicinò allora al letto e lo fissò con i suoi occhi spettrali.
“Sei tu, maledetta!” Urlò Cimarow riconoscendola.
“Si, sono io…” ridendo la vecchia “… ed il mio volto sarà l’ultima cosa che ricorderai di aver visto… addio, lord Cimarow… all’Inferno potrai trovare un regno su cui dominare ed anime dannate da tormentare…”
Un attimo dopo Freia uscì.
“Uomini, guardie!” A gran voce Cimarow. “Accorrete dal vostro signore! Accorrete, maledetti vigliacchi!”
Ma il fuoco copriva la sua voce, generando lamenti e gemiti in quell’Averno di vampate e murature incandescenti.
“Chi siete?” Delirando il barone. “Chi siete e cosa cercate? Via dal mio letto! Via dal mio capezzale! Andate via! Andate via! Via da me!”
Un’ultima vampata avvolse tutta la stanza.




Ad un tratto la porta si aprì ed una grottesca figura si mostrò a Melisendra.
“Il sacrilego pasto è stato loro servito…” disse Freia fissando la ragazza “… ma ben sai che di tutto questo dovrai rendere conto…”
Poi, per un breve ed indefinito istante, i suoi occhi sembrarono ammansirsi ed un lieve sorriso sorse sul suo volto rugoso e consumato dal tempo.
“Andrai via…” fissando la borsa preparata da Melisendra “… si, è ora che tu vada… tra un po’ tutto il castello brucerà…”
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AMICO TI SARO' E SOLO QUELLO... E' UN SACRO PATTO DA FRATELLO A FRATELLO
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