Avevo sentito le grida provenire dal cortile e ne ero rimasta scioccata.
Tale furia non aveva giustificazione alcuna.
Mi stavo ancora stringendo la testa tra le mani, cercando di non sentire più quelle grida, quando Gouf entrò nella stanza.
Ricambiai il suo sguardo con gli occhi annebbiati di lacrime.
Singhiozzai e mi asciugai gli occhi. Se avessi potuto nascondermi, scomparire in quel mantello, lo avrei fatto. Quello che era accaduto era insopportabile.
Respirai a fondo e spostai lo sguardo sulle mie dita che stringevano il bordo del mantello.
"Che cosa hai fatto?" chiesi, ansante di angoscia. "Che cosa..." mi persi nell'irrealtà di quel momento, con la luna che mi appariva minacciosa foriera di cattive notizie e temevo che la caligine rossa sarebbe di nuovo scivolata sui miei occhi.
"Non c'è pietà... non c'è redenzione da quest'oscurità..."
Per un attimo sentii distintamente le risate soddisfatte degli spiriti e li vidi guizzare tra le ombre. Ero colpevole. Ero colpevole quanto lui.
Mi raggomitolai, mentre gli occhi mi si annebbiavano nuovamente.
Ogni passo avanti erano due indietro.
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Ama, ragazza, ama follemente... e se ti dicono che è peccato, ama il tuo peccato e sarai innocente.
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