Il Sole aveva raggiunto il punto più alto del cielo ed i suoi raggi scendevano caldi e poderosi su quel verziere dai tratti quasi fiabeschi.
Foglie di ciliegi, di peschi, dei mirti, di erica e di salici, che cingevano, come una corona, quel bianco e marmoreo cortile, si agitavano lievemente alla debole e gradevole brezza in un suono quasi ritmico.
Il cortile, tutto in marmi pregiati, appariva bianchissimo e di esotica bellezza, con piante sconosciute per quelle terre ed uccelli, rinchiusi in gabbie ottonate, dal raro e variopinto piumaggio.
Ad un tratto uno dei fanciulli che giocavano coi molossi si accorse di Talia e la indicò ridendo.
Un attimo dopo anche gli altri si abbandonarono ad ingenue ed infantili risate.
Subito allora giunse una ragazza.
Era alta ed aggraziata, con capelli biondi e carnagione chiara.
Fece prima cenno ai fanciulli di smettere di ridere, poi alzò lo sguardo verso Talia, restando a fissarla per qualche istante con i suoi bellissimi occhi verdi.
Ma proprio in quel momento qualcuno bussò alla porta ed un attimo dopo entrò nella stanza di Talia.
Era un uomo che indossava un abito di chiaro gusto orientale, di seta preziosissima e dai colori molto accesi.
Aveva un volto pulito e solo lievemente ambrato, nel quale spiccavano denti bianchissimi come perle.
Gli occhi invece erano di ebano lucidissimo.
“Spero abbiate dormito bene, mia signora…” disse sorridendo e mostrando un lieve inchino “… sono Shezan, l’eunuco… ai vostri ordini, milady.”