Aprii gli occhi lentamente, svegliata da quella leggera brezza profumata di gerani che mi sfiorava la pelle.
Tutto intorno a me era bianco, di un candore eccessivo e quasi fastidioso... ma forse mi appariva tale solo a causa di quella vaga pesantezza alla testa che avvertivo, un dolore sottile diffuso e persistente simile a quello che mi causava la pozione che talvolta, soprattutto dopo la partenza di Icarius e la morte di lord Rauger, Izar mi aveva fatto preparare perché dormissi.
Non riconobbi il posto dove mi trovavo, ma questo non mi sorprese: ricordavo distintamente tutto ciò che era accaduto alla Pieve, ricordavo la donna di nome Layla, ricordavo l’arrivo di Sayla, ricordavo la furia di Icarius e le sue grida, ricordavo un forte odore di incenso e quella sorta di vago torpore che esso mi aveva causato...
Mi sollevai dal ricco giaciglio sul quale ero adagiata e mi puntellai sui gomiti...
“Icarius...” chiamai, ma non ricevetti risposta.
“Sayla?” tentai di nuovo... ma ancora nessuno fece eco alla mia voce.
E tuttavia non me ne stupii: era ovvio che qualunque cosa fosse successa dopo che avevo perso conoscenza, mi aveva separata da loro.
Distrattamente mi passai una mano sulla fronte, come a cercare di scacciare quel fastidioso mal di testa... invano. Mi alzai quindi e feci qualche passo per la stanza, passando in rassegna con la punta delle dita ciascuna delle mille ampolle, bottiglie e coppe che ricoprivano ogni singola superficie di quell’ambiente... curioso arredamento, constatai.
E fu allora che udii dei rumori entrare dalle alte finestre... mi affacciai e vidi dei bambini giocare con dei cani in un cortile verdeggiante, tutto intorno un meraviglioso giardino... e così rimasi, immobile, le mani appoggiate sul davanzale e gli occhi che spaziavano tra fontane zampillanti e candide statue...
e, per qualche ragione, tutto questo mi causò un vago senso di oppressione.
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** Talia **
"Essere profondamente amati ci rende forti.
Amare profondamente ci rende coraggiosi."
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