Il Sole filtrava dalle grandi finestre a bifore che, attraverso delicate e leggere tendine colorate, tingeva la stanza di un soffuso alone vermiglio.
Una leggera brezza soffiava sui gerani che abbellivano i davanzali, facendo volare nella stanza alcuni petali sospinti da quel profumato soffio mattutino.
Ed uno di quei petali accarezzò il volto di Talia, destandola da quel sonno senza sogni.
La ragazza si trovava in una sala dominata da un bianco purissimo che tingeva pareti e soffitto.
Ovunque vi erano ampolle, bottigline e coppette colorate adagiate su tavolini, sgabellini, e mobili di vario tipo e stile.
A terra un ricco tappeto di gusto bizantino, dai colori vivi ed esotici, ricopriva ogni cosa, fissato ai quattro angoli da grossi ceri posti su massicci candelabri d’oro.
Ad un tratto Talia sentì dei cani abbaiare.
Erano dei superbi molossi, di grandi dimensioni, che giocavano nel cortile sottostante con alcuni fanciulli dalle variopinte vesti.
Ed attorno al cortile sorgeva un verdeggiante e raffinato verziere, abbellito da statue di classicheggiante bellezza ed animato da fontane dai superbi giochi d’acqua.