Discussione: La Gioia dei Taddei
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Vecchio 06-06-2011, 19.43.40   #1127
Morrigan
Cittadino di Camelot
 
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Morrigan ha un'aura spettacolareMorrigan ha un'aura spettacolare
Morrigan si mise in guardia, restando appena arretrata. Seguiva con attenzione i movimenti di quell'improvviso duello, pronta ad intevenire all'occorrenza. La sua mano stringeva l'elsa di Samsagra sempre più forte, ogni volta che Guisgard doveva arretrare o era obbligato da quell'abile cavaliere a parare un colpo. Le dita carezzavano le decorazioni con ansia, come cercasse in quel contatto una consolazione a quell'affanno.

“Sono la morte che giunge per voi!” esclamò d'un tratto il cavaliere, lanciandosi di nuovo in un feroce attacco contro Guisgard.

In quel momento, Samsagra si accese di un cupo bagliore, e dall'anima della spada si levò un grido di donna che stordì Morrigan al punto che dovette portarsi una mano alla fronte e chiudere gli occhi. Indietreggiò e cercò con la mano un appoggio, mentre l'urlo di Samsagra copriva il clamore della lotta e cancellava tutto quello che la circondava, ingoiando il bosco, i cavalieri e le loro spade... finchè tutto divenne oscuro...


I due cavalieri lottavano senza tregua. Non era un duello, ma uno scontro all'ultimo sangue. I due contendenti si inseguivano, si cercavano con le lame, e tiravano fendenti con una rabbia che solo il costo stesso della vita poteva giustificare. Uno era più giovane, ma l'età non toglieva nè grazia nè precisione ai suoi colpi. L'altro era di fisico più possente e di età maggiore, ma aveva nel braccio una ferocia che lo faceva assomigliare ad un lupo selvatico. Il giovane indossava una lucida armatura, appena macchiata di sangue, mentre l'altro sembrava essere uscito da un sontuoso banchetto, e le sue raffinate vesti, che prima dovevano essere profumate di ambrosia, erano state stracciate da molti colpi di spada, e l'ermellino sul bordo della sua tunica pendeva lacero da un fianco.
Proprio nel momento in cui quella lotta sembrava destinata a non aver fine se non con la morte di entrambi i contendenti, la spada del giovane cavaliere si accese di un bagliore di smeraldo, talmente luminoso da accecare ogni sguardo. A quel segnale, il giovane sembrò essere riempito di nuovo vigore, e si lanciò con ritrovata forza sul suo avversario, e costringendolo infine contro una parete, lo disarmò, obbligandolo ai suo piedi sotto la minaccia della sua spada.
L'uomo, pur vinto, lo guardò con un ghigno pieno di amara ironia.
"E così, alla fine, il lattante dei Cassis è tornato a reclamare vendetta..." esclamò con una mezza risata.
Il ragazzo represse un moto di rabbia, ma strinse ancor più la lama contro la sua gola.
"E adesso che farai?" mormorò l'altro, mentre il fiato quasi gli veniva meno "Dopo che ho depredato il tuo castello, ucciso tuo padre e violato tua sorella..."
Rise di nuovo, di quella sua risata oscura e maligna.
"Che cosa prenderai che possa ripagarti, mio giovane Morven? Forse la mia vita pensi che ti possa bastare... coraggio, allora... vieni a prenderla!"
E la sua risata si confuse in un attimo all'urlo di rabbia che esplose dalle labbra di Morven. La lama di Samsagra si sollevò e risplendette nella penombra della sala, per poi abbassarsi di colpo sulla testa dell'uomo. Ma all'ultimo istante, la spada si spostò dalla sua traettoria, come se una forza più grande ne avesse deviato il giusto corso. La punta toccò il volto dell'uomo, lasciando un taglio profondo che dal lato dell'occhio scendeva sulla guancia, poi si adagiò contro il pavimento. Morven, dall'alto, guardava il suo nemico fremente d'ira, ma quel sentimento sembrava lentamente placarsi, come se un angelo gli avesse fermato il braccio e gli stesse parlando piano all'orecchio.
Quando fu di nuovo padrone di se stesso, il giovane guardò il nemico sconfitto con risolutezza.
"Ivan de Saint- Roche," proclamò con voce ferma "siete colpevole di tradimento, di furto, di omicidio e di molti altri delitti che vi rendono indegno di essere un uomo. Io, Morven, legittimo duca di Cassis, prendo adesso pieno possesso delle mie terre e dei miei averi, e per grazia di Dio vi faccio salva la vita, perchè la mia spada, la divina Samsagra, non si macchierà mai di un sangue tanto impuro. Per i diritti di cui godo in tutte queste terre, io vi condonna all'esilio e al bando perpetuo, e alla morte immediata se mai foste di nuovo avvistato entro questi domini".
E con un gesto del braccio, ordinò ai suoi uomini di condurlo lontano dalla sua vista...

... Morrigan posò sul tavolo la grande pergamena sulla quale era stata scritta la sentenza che suo zio aveva proclamato ormai quindici anni prima contro Ivan de Saint-Roche.
"Perchè non l'hai ucciso, quel giorno?" chiese.
"Samsagra mi ha ordinato di non farlo" fu l'unica risposta di Morven.
Morrigan scosse la testa, come se quelle parole non avessero per lei alcun senso. E non l'avevano in realtà. Perchè non credeva che un simile ordine potesse mai essere concepibile. Morrigan non conosceva la carità.
"Allora toccherà a me farlo..." mormorò...



... in quel momento aprì di nuovo gli occhi, come se qualcosa l'avesse di nuovo scaraventata nella realtà circostante. Vide l'uomo estrarre un coltello e lanciarsi contro Guisgard.

"Guisgard, attento!" gridò.

E Guisgard, dopo un attimo di sorpresa, riuscì a bloccare l'avversario e a trafiggerlo con il suo stesso pugnale.
Morrigan lo vide levare l'elmo al cavaliere e fissarne il volto con un'espressione profondamente turbata sul viso. Si lanciò verso il suo compagno, preoccupata.

"Sei ferito? Stai bene?" chiese d'impulso.

Poi, senza nemmeno attendere la sua risposta, ancora scossa da quel che le era accaduto...

"Guisgard... ho avuto un'altra visione..." mormorò.
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"E tu, Morrigan, strega da battaglia, cosa sai fare?"
"Rimarrò ben salda. Inseguirò qualsiasi cosa io veda. Distruggerò coloro su cui avrò poggiato gli occhi!"

Ultima modifica di Morrigan : 06-06-2011 alle ore 21.49.49.
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