Il suo sguardo era carico d’ira, d’inquietudine.
La fissava negli occhi, in quei luminosi e profondi occhi verdi.
Verdi come i sogni della giovinezza, come la speranza che anima gli slanci di ogni uomo.
Occhi che cominciarono a riflettere i primi bagliori che schiarivano il cielo d’Oriente.
Albeggiava.
Pian piano il volto di lei, pallido e bellissimo, prese forma ed immagine nell’alone rosato che tingeva quel mattino sulla brughiera.
Dietro di loro c’era il Poggio del Sole, davanti invece spettrale si ergeva il castello dei Cimarow.
Ma tutto sembrò, per un attimo, annullarsi e svanire.
Per quelle parole pronunciate da lei.
Ti amo…
Gouf allora, quasi con uno sforzo sovrumano, alzò la mano per schiaffeggiarla, ma non la sfiorò neppure.
“Diresti qualsiasi cosa per salvarti, vero? E per salvare tuo figlio…” disse voltandosi verso il Sole nascente. “Non ti ucciderò…” mormorò “… non potrei… da te voglio solo una cosa… una promessa… che lascerai il castello prima della nostra partenza per Capomazda… sei una donna forte… e non mi sono mai illuso di poterti possedere… nessuno potrebbe… ma presto questo mondo… il nostro mondo, sarà in pericolo… i Taddei non si accontenteranno di batterci… no, loro vogliono estirpare le nostre radici… quelli come noi fanno paura… e non voglio che arrivino a toccarti… se scoprissero di Uriel, tu saresti condannata perché l’hai generato con me…” si voltò avvicinandosi a lei.
La fissò negli occhi per un lungo, interminabile istante, prendendo il suo bellissimo volto fra le sue mani.
“Forse è colpa mia…” sussurrò “… avrei potuto offrirti una vita… invece qui con me ho solo la fredda ombra della morte…”
E la baciò, mentre il nuovo giorno liberava dalle ultime tenebre la tormentata brughiera attorno a loro.
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AMICO TI SARO' E SOLO QUELLO... E' UN SACRO PATTO DA FRATELLO A FRATELLO
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