Gouf cavalcava silenzioso, mentre gli zoccoli del suo cavallo sembravano affondare nel terreno misto a melma che ricopriva quel sentiero che tagliava in due la brughiera.
“Perché alla fine lui ti avrebbe uccisa…” disse senza voltarsi verso Melisendra “… ecco perché l’ho fatto… “ poi finalmente la fissò “… non so dirti perché non ne conservi memoria… forse hai rimosso il tutto a causa di quegli eventi turbolenti… forse hai subito un trauma…”
Avrebbe voluto darle un’altra risposta, invece.
Che la sua mente era, in quel momento, soggiogata al volere dell’oscuro signore.
Che non era cosciente quando tentò di ucciderlo.
Che lei mai aveva pensato di ucciderlo.
Questo avrebbe voluto dirle.
Questo avrebbe voluto credere.
Ma questo significava ascoltare il cuore, cedere ai suoi dettami.
Ed il Cavaliere del Gufo non poteva permettersi questo.
Aveva giurato a se stesso che non sarebbe mai accaduto.
Mai.
Mai avrebbe ascoltato il suo cuore.
Un cuore che il cavaliere aveva racchiuso in una corazza ben più spessa ed impenetrabile di quella fatata indossata in battaglia.
Ad un tratto, tra due piccole collinette che si aprivano, apparve la sagoma oscura ed inquieta del castello dei Cimarow.
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AMICO TI SARO' E SOLO QUELLO... E' UN SACRO PATTO DA FRATELLO A FRATELLO
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