Eccolo, davanti a me, con la sua risata beffarda e il consueto ghigno.
"Non sarà mai tuo! Hai capito, viscido verme? Mai!"
I fuochi intorno a me fiammeggiarono di furore, eccitati da tutto quel fluire di emozioni. Lo stavo sfidando apertamente.
Aprii nuovamente la bocca per gridargli la mia rabbia, ma lo sentii scivolare via. Cercai di trattenerlo.
"Dove credi di andare?!"
Sentii qualcosa sfiorarmi il braccio e percepii gli spiriti agitarsi e fuggire. Il cerchio si era rotto.
La visione evocata si dissolse e gli spiriti tornarono nel loro mondo con una forte folata di vento che mi lasciò al buio, mentre a poco a poco mi riabituavo alla luce fioca della luna.
"Torna qui!! Devi ascoltarmi!" Gridai. Il mio sangue aveva nutrito gli spiriti e loro avevano nutrito me. Gridai la mia rabbia col vento. Ogni sferzata di vento mi faceva sentire più leggera. La mente si stava perdendo in quel sollievo. Feci tremare le fronde degli alberi.
Mi accorsi che era stato Gouf a parlare, comparso da chissà dove. Mi stringeva il braccio.
Placai i venti e mi scrollai dalla sua presa.
"Lasciami! Che cosa ci fai qui?" lo scrutai, agitata come una gatta selvatica.
"Non scappo più dal passato."
Mi osservai la mano al chiaro di luna. Scintillava di sangue rappreso, ma di ferite nemmeno il segno. Avrei dovuto versare sangue ogni luna per preservare la benevolenza degli spiriti.
Il pugnale mi cadde di mano. Finii seduta in mezzo alle felci, respirando come se avessi fatto una lunga corsa. Osservai Gouf di sottecchi, quasi risentita. Non avrebbe dovuto seguirmi.
Lontano una civetta lanciò il suo grido nella notte.
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Ama, ragazza, ama follemente... e se ti dicono che è peccato, ama il tuo peccato e sarai innocente.
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