Si sentì solo lo stridere della serratura che si apriva ed il sinistro cigolio dei cardini ormai consumati dalla ruggine e dal tempo.
Si ritrovarono in un ampio ambiente, dove i muri, muti ed umidi, sembravano intrisi ed impregnati da mille lacrime.
Quella pieve appariva molto diversa da tutti gli altri edifici sacri di Capomazda.
Era essenziale, di un’architettura attenta e semplice, senza quegli sfarzi e quegli eccessi del classicheggiante splendore che adornava le altre chiese del ducato.
L’impianto, molto diffuso a Sygma, era a navata unica e arcate traverse su pilastri scandivano il percorso fino all’altare.
Tutto era in pietra, che conferiva austerità alla struttura e la rendeva lontana ed estranea alle maestose costruzioni in marmi bianchi e policromi delle basiliche capomazdesi.
Sopra l’ingresso vi erano i resti di un mosaico raffigurante i tre Regni dell’Aldilà: Paradiso, Purgatorio ed Inferno.
E le deformate espressioni di dolore dei dannati, avvolti nelle fiamme di quest’ultimo, sembravano quasi echeggiare nelle angosce che quella pieve trasmetteva ai due sposi.
Ai lati dell’ingresso vi erano invece alcune antiche armature, portate qui come dono, o forse come guardiane di quel luogo.
“E’ meraviglioso!” Disse raggiante Gyaia. “Come sei riuscito a far questo? Non vi è nulla di simile a Capomazda!”
“Beh, i miei architetti sono dovuti ricorrere all’aiuto di alcuni muratori di Sygma.” Rispose Ardeliano.
Lei si voltò a fissarlo con quei suoi grandi occhi verdi come la speranza che anima i sogni della giovinezza.
“Nessuno è come te, amore mio…” commuovendosi lei.
“In verità qualcuno ebbe un’idea simile…” sorridendo “… il re babilonese Nabucodonosor fece qualcosa del genere per sua moglie, costruendo i leggendari Giardini Pensili!”
Lei, tra le lacrime, sorrise e lo abbracciò forte.
“Ti amo infinitamente…” sospirando “… sei tutta la mia vita, tutto il mondo…”
Ma a quelle parole di lei, lui sentì una leggera inquietudine attraversargli l’anima.
Icarius restò per un attimo a fissare quel luogo, come quasi a volerne percepire la storia ed i segreti.
Poi le parole di Talia lo destarono da tutto ciò.
“Si, non accadrà nulla…” sorridendo lui e prendendo la mano di lei nella sua “… siamo insieme…”
E cominciarono ad avanzare nella pieve.
Due cose investirono i due sposi appena messo piede nella pieve: una penombra incerta ed inquieta, che rendeva ogni cosa sfocata, indefinita ed il silenzio.
Un silenzio tetro ed angosciante, come quello di una disperata solitudine.
Era il silenzio della morte, diffuso in ogni angolo di quel posto.
E per un istante quell’innaturale silenzio sembrò raggiungere anche le loro anime.
__________________
AMICO TI SARO' E SOLO QUELLO... E' UN SACRO PATTO DA FRATELLO A FRATELLO
|