Una lunga ed intensa notte vissero i due amanti, tra forte passione e qualche inquieta illusione.
I lunghi capelli di lei scivolavano sull’asciutto e robusto corpo di lui, come una danza fatta di sospiri, baci e carezze.
Le loro mani erano unite, come i loro corpi e le loro labbra.
Più volte il piacere, intenso e travolgente attraversò quei corpi che vibravano come corde di un’arpa sollecitata ed animata dalla più sublime e dolce delle melodie.
Una notte senza più tormenti ed inquietudini.
Una notte sgombra dall’oscuro riflesso dei rimpianti e della paura di perdere quell’ombra di felicità appena solo intravista in quell’immensa tragedia che insanguinava il ducato.
Una notte in cui, forse dopo anni, Gouf si sentì di nuovo vivo.
Il fresco vento di quella sera d’estate sferzava le robuste querce che, come giganti addormentati, vegliavano su quell’antica torre.
“E’ qui che il più forte e valoroso cavaliere del regno viene ad incontrare i suoi pensieri…” disse Melisendra prendendo quasi forma dal malinconico buio di quella notte “… mi sono sempre chiesta quali siano i pensieri che attraversano il cuore di un cavaliere…”
“Ah, siete voi, milady…” fece Gouf quasi preso alla sprovvista da quell’apparizione.
“Attendevate forse qualcun’altra, messere?”
“No, nessun altro, milady.”
“Allora posso rubarvi per qualche istante il silenzioso incanto di questa sera?”
“Non ho pretese su questa sera…”
Melisendra sorrise avvicinandosi a lui.
“I miei pensieri…” mormorò Gouf “… se volete conoscerli, allora vi converrà interrogare la mia mente, non il mio cuore.”
“La mente non mi interessa…” sussurrò fingendosi divertita lei “…è il cuore che mi affascina…”
“Il cuore è solo dove dimorano le nostre debolezze, milady.”
“Si, ma sono queste che ci rendono vivi, non trovate?”
“Io mi occupo della morte, non della vita, mia signora.” Replicò lui alzandosi in piedi e facendo qualche passo col capo volto al firmamento.
“Si, ma dalla morte nasce talvolta la vita…” disse lei “… vite e morte sono spesso legate tra loro…”
“Probabilmente reclamano la vostra compagnia a tavola, milady…”
“Conosco molti uomini” rispose lei avvicinandosi di nuovo a lui “e la maggior parte li trovo vuoti e senza slanci... voi invece…”
“Io cosa?”
“Voi invece stasera mi apparite come un’inquieta figura che attraversa questa sera… come madonna Morte!”
“E non temete la morte, milady?” Domandò lui.
“Una vita vuota...” mormorò lei “… questo temo… ben più della morte…”
Questo ricordo divampò nel suo cuore, appena la luce del mattino destò Gouf dal suo sonno.
Il ricordo del loro primo incontro avvenuto anni prima.
Si voltò e restò a fissarla.
Dormiva sul suo petto, bellissima ed enigmatica, come i sogni che ci lasciano all’arrivo della nuova alba.
“Perché Cimarow avanza pretese su Capomazda…” ripeté ripensando alle parole di lei la sera prima “… perché è natura degli noi uomini desiderare ciò che non ci appartiene… anche a costo della dannazione eterna…” respirò profondamente, mentre con una mano le scostava dal viso una ciocca di capelli “… forse Cimarow non è poi tanto diverso da me… anche io, stanotte, ho tentato di raggiungere l’incanto di qualcosa che probabilmente è solo un frammento d’illusione ormai perduta…”
La baciò e dopo essersi rivestito uscì dalla stanza.
“Mio signore…” andandogli incontro uno dei suoi “… lord Cimarow vi attende.”
Il Cavaliere del Gufo annuì e raggiunse il suo signore.
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AMICO TI SARO' E SOLO QUELLO... E' UN SACRO PATTO DA FRATELLO A FRATELLO
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