La vecchia servitrice si voltò di scatto verso la giovane Sayla.
“Cosa hai detto? Come, come conosci…” disse per poi zittirsi “… maledizione? Sei giovane e rischi di farti impressionare da queste credenze e superstizioni!” Esclamò sforzandosi di apparire indifferente. “Spesso la gente ignorante da vita a racconti e favole per spiegare le grandi tragedie che avvengono. Ora non pensare più a queste sciocchezze e riposati… domani è infatti un grande giorno per tutti noi… ci sarà l’incoronazione di sua signoria.” E voltandosi, per non farsi vedere, si segnò tre volte.
Ma Sayla era accanto a lei, davanti ad una finestra, dalla quale si poteva vedere la strada che dalla campagna giungeva fin sotto le mura della cittadella.
La Luna illuminava il tutto e non fu difficile per la ragazzina assistere ad una scena dai tratti inquietanti.
Un corteo di cavalieri a cavallo si avvicinava alle mura con passo austero e malinconico.
Avevano indosso armature ricoperte da tuniche nere come la notte e dello stesso colore erano i loro cavalli.
Si battevano il petto in segno di penitenza e sembravano lamentarsi.
Ma ciò che turbò la giovane Sayla fu il piccolo carro che chiudeva quel corteo.
Su di esso vi era una tomba vuota.