“Non andare via!”
Aveva detto lei quasi sussurrato.
Icarius la fissò e sorrise teneramente.
Poi ripensò alle parole dette da Talia un attimo prima.
“Un sogno…” disse fra sé Icarius “… parlava di un sogno… cosa darei per attraversare i tuoi sogni… anche solo per una notte… in fondo, quando si ama, non vi è differenza fra una sola notte e l’eternità… mi è bastato un attimo per innamorarmi di te, ricordi? Al mio ritorno dal Lagno… tu mi attendevi sulla soglia del palazzo… un attimo… un solo, singolo, infinitesimale attimo… non avevo nulla… né un passato, né un presente e forse nemmeno un futuro… ma ti è bastato un attimo per riempire il grande vuoto della mia vita…”
Le accarezzò dolcemente il volto e adagiò meglio la coperta su di lei.
Poi si chinò a baciarla.
“Torno presto, non temere…” le sussurrò.
Icarius raggiunse poi l’altra stanza, dove trovò la locandiera accanto al letto di Sayla.
“Come sta?” Chiese l’ultimo dei Taddei.
“Sta meglio. Ora riposa.” Rispose la donna. “E vostra moglie si è rasserenata?”
“Si, sta dormendo. Era molto stanca.”
La donna allora ritornò da suo marito ed Icarius restò a fissare la ragazzina che dormiva stretta fra le coperte.
“Chi sarà?” Si domandava. “E cosa ci faceva da sola nel bosco? Come può avermi riconosciuto?”
La Luna si affacciava lungo le nubi argentate di quella notte.
L’aria era limpida ed il cielo stellato.
In lontananza si udivano canti e musica.
“Forse c’è una festa.” Disse fra sé Talia.
Cominciò a seguire quei suoni, fino a giungere in un viale che tagliava il folto bosco.
“Segui la strada ed evita la brughiera.” Mormorò qualcuno.
Ad un tratto, in fondo al viale, apparve la pieve.
I canti e la musica non erano più allegri, ma tristi ed austeri.
Un lungo corteo funebre seguiva una bara portata in spalla da alcuni monaci.
“Era così dolce e bella…” piangendo alcune vecchie che seguivano il corteo.
“Chissà il duca che dolore...”
“Si, questo lutto l’ha reso folle...”
La bara fu portata nella pieve.
Talia si avvicinò alla testa del corteo e cercò di scorgere il corpo portato nella bara.
E quando fu vicina, si accorse che il corpo era quello di una donna.
Una donna che aveva il suo volto.
Si svegliò bruscamente da quel sogno e per un attimo restò confusa.
“Buongiorno.” La salutò Icarius.
Il duca stava accanto ad una finestra, dalla quale la luce del mattino ed il canto degli uccelli annunciavano il nuovo giorno.
“Dormito bene?” Chiese poi. “La giornata sembra buona. Andiamo a vedere come si sente quella ragazzina nell’altra stanza? Così da poter far poi colazione tutt’insieme?”