C’era un’altra candela accanto a quella che ardeva sul tavolo.
Gouf le avvicinò e subito anche l’atra candela cominciò ad illuminare la stanza.
Il tenue chiarore sembrava confondersi con la penombra di quell’ambiente, generando inquiete ombre che parevano danzare sulle pareti della stanza.
La luce accarezzava i loro volti, quasi disegnando tratti nuovi su quei visi.
Gouf si lasciò cadere sul letto, appoggiandosi allo schienale.
“Il tuo bacio…” disse quasi sottovoce “… avrebbe dovuto uccidermi, invece…” la luce delle candele disegnò una strano bagliore nei suoi occhi “… forse fu la mia corazza… ora però, come vedi, non indosso che semplici abiti…” voltandosi verso di lei “… quanto al tuo signore…” accennando quasi un sadico sorriso “… egli è un vigliacco, un parassita… si nutre del suo stesso male, dei suoi stessi peccati… gli do la caccia da anni, ormai… sembra svanito nel nulla… ma so che prima o poi ci rincontreremo… e solo allora saprò se le mie armi sono capaci di sconfiggerlo… comunque vada, ne resterà in vita uno solo di noi due…”
Respirò profondamente.
“Forse dovresti andare via da questo poso…” continuò “… lontana da questa guerra e lontana da me… prendere tuo figlio e lasciare tutto questo…”
Tese poi improvvisamente la mano a Melisendra.
“Ma non stanotte…” mormorò “… non voglio restare solo stanotte…”
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AMICO TI SARO' E SOLO QUELLO... E' UN SACRO PATTO DA FRATELLO A FRATELLO
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