Quella musica.
Sembrava farsi cullare e trasportare da quel fresco e pulito alito di vento che accarezzava le alte ed antiche mura della cittadella.
Morrigan seguì quelle note che parevano racchiudere sospiri e sogni rubati a quella notte ed altre mille notti forse.
Ad un tratto, la ragazza, intravide una sagoma nell’oscurità.
Stava seduta ai piedi di un barbacane, su una bassa muratura merlata che celava un muretto a scarpa che correva lungo le basi interne delle mura.
Morrigan si avvicinò a quella misteriosa figura che sembrava assorta in un mondo tutto suo.
Un mondo lontano e forse mai abbastanza rimpianto.
“Tua madre è molto bella, Guisgard...” disse Vivian “... ma è sempre così triste...”
Guisgard si voltò a fissare sua madre.
Stava seduta accanto alla staccionata e leggeva dei versi.
Li leggeva a bassa voce, con un delicato e silenzioso movimento delle labbra.
Di tanto in tanto, senza badarci, giocava con una ciocca di capelli che le scendeva lungo il viso, intrecciandola ad un dito.
Era bella, pensava il ragazzo, troppo bella per essere così triste.
“Mamma…” mormorò “… partiamo… andiamo lontano, dove finisce il mondo… dove non si invecchia e non si piange mai…lascia che ti conduca lontano da qui, da questa tua tristezza che odio ogni giorno di più...”
Lei lo accarezzò con dolcezza e tenerezza.
“Sei la mia gioia, Guisgard…” sospirò “… la mia unica e sola gioia, ma sufficiente per rendermi la donna più fortunata del mondo…”
Ad un tratto smise di colpo di suonare.
“Chi è là?” Chiese Guisgard fissando Morrigan nascosta tra le ombre di quella notte.
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AMICO TI SARO' E SOLO QUELLO... E' UN SACRO PATTO DA FRATELLO A FRATELLO
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