Se un uomo potesse, di tre sole cose non si stancherebbe mai di parlare: la donna amata, il proprio mestiere o vocazione e la terra in cui è cresciuto.
Delle fertili e tenere campagne, dei rigogliosi e verdeggianti boschi, come dei freschi e zampillanti ruscelli che animano ed incorniciano il regno di Afragogna abbiamo già raccontato.
Questo lussureggiante, pastorale ed idilliaco mondo, che tanto ama le stagioni da specchiarsi nel loro susseguirsi di colori, suoni ed umori, è attraversato, come segno della civiltà portata dall’aristocrazia del regno, da un’arteria della nota via Francigena, che taglia ogni lembo del reame, congiungendo alla capitale tutti i domini dei duchi.
Quest’arteria è chiamata Strada Mediana, poiché taglia proprio al centro il regno, dividendolo in due parti perfettamente uguali.
Questa nobile strada, tanto amata da mercanti, pellegrini e militari, portò però danno a chi invece aveva affidato il proprio sostentamento ad altri passaggi un tempo obbligati ed oggi invece divenuti poco più che sentieri dimenticati.
E su uno di questi si trovava una vecchia e malconcia locanda, circondata da un semplice steccato e preceduta da un rinsecchito orticello che il suo padrone con abbondante ottimismo ed immaginazione, ma forse solo per un’ingenua convenienza, chiamava giardino.
In esso vegetavano alcuni ulivi ingialliti dal Sole e dalla polvere portata dal vento, ormai unico frequentatore di quel posto, qualche pino domestico e la poco rigogliosa verdura che il proprietario utilizzava per la cucina.
Era costui un uomo dal volto semplice ma comune, dalla figura ben piantata ma poco avvezzo al voler troppo apparire.
Il suo nome era Mamian e conduceva con sua moglie, Esetien, quella solitaria e desolata locanda, abbandonata in quell’angolo dimenticato tra Capomazda e la capitale del regno.
Mamian stava, come ormai d’abitudine, dalla mattina alla sera sul limitare della porta per scorgere qualche passante, anche solo perdutosi in quel sentiero.
Ed anche quel pomeriggio la sua disperata ed infaticabile aspettativa lo aveva inchiodato sulla porta, quando vide apparire sul sentiero un cavaliere a cavallo.
Giunto davanti alla locanda, il cavaliere scese da cavallo e legò il suo destriero a ciò che restava di una staffa inchiodata alla staccionata.
Con un deciso cenno del capo salutò lo stupido locandiere ed entrò.
“Ai vostri comandi, messere!” Disse Mamian facendo strada al nuovo cliente ed invitandolo a prendere posto ad uno dei tavoli liberi. “La Primavera è dolce e sospirata, messere, ma talvolta porta con sé i propositi della nuova stagione che ci attende… gradite del vino? E’ di quello buono, della casa! Esetien presto, porta del vino! Quello buono!” Gridò eccitato il locandiere. “In cos’altro posso servirvi, mio signore?” Chiese poi al cavaliere.
“Il vostro nome non è forse Mamian?” Chiese sorseggiando il vino datogli dalla donna.
Questa, a vedere come il cavaliere conosceva il nome del marito, restò un attimo turbata e lo fissò con attenzione.
“Si, messere.” Rispose lesto e altrettanto stupito il locandiere. “Il mio nome è Mamian. Per servirvi.”
“Si, credo sia proprio il vostro il nome che cerco.” Annuendo il cavaliere. “Ma non fu sempre questa la vostra attività, vero? So che tempo fa esercitavate il mestiere di maniscalco presso il palazzo dei nobili Teddei. Dico bene?”
“Si, esatto, mio signore.” Confermò Mamian. “Ma poi le cose volsero al peggio, come sempre accade quando la lealtà e la sincerità sono l’unico alimento dell’animo di un uomo, spingendomi così, insieme a mia moglie, ad abbandonare quel luogo e quell’attività.”
“Virtuoso e sfortunato, dunque….” mormorò il cavaliere guardandosi intorno a fissare il meschino stato in cui versava la locanda “… ma forse, oggi, madonna Fortuna potrebbe essersi decisa a varcare la soglia della vostra casa, amico mio…”
“Oh, è quanto chiedo da sempre, mio signore!”
“La vita è fatta di incontri, possibilità e scelte, mio buon locandiere…” fissandolo il cavaliere “… e da come vi comporterete in proposito dipenderà il vostro futuro e quella di vostra moglie.”
“Chi siete?” Chiese improvvisamente la donna. “Perché tanto mistero? Come conoscete il nome di mio marito?”
“Vuoi star zitta!” La riprese il marito. “Perdonatela, messere, ella è una buona donna ma ignora la cortesia e la discrezione.”
“Se siete l’uomo che cerco, vedrete che non vi sarà nulla di poco chiaro o nocivo per voi.” Sorridendo il cavaliere. “L’oro, che io sappia, non ha mai fatto male ad alcuno.” E fece tintinnare una moneta d’oro sul tavolo.
“Un Taddeo d’oro!” Escamò Mamian.
“E’ vostro se siete colui che cerco.”
Mamian lo fissò.
“Avete conosciuto una donna di nome lady Rasyel?” Chiese il cavaliere. “Una donna che venne a partorire proprio qui, alcuni anni fa?”
“Sapevo che non dovevi fidarti, sciocco!” Urlò la moglie al marito.
“Vattene in cucina, donna!” Scacciandola lui. “Vattene o ti prenderò a bastonate oggi! Perché la cercate, messere?” Rivolgendosi poi al cavaliere.
“Non è affar vostro…” rispose il misterioso cliente “… ditemi se ella partorì qui come credo, visto che questa locanda fu lei a comprarvela per ripagare la vostra fedeltà ed il vostro silenzio.”
“Si, la donna partorì qui…”
“E dopo? Dopo dove andò con quel bambino?”
“Non so, mio signore…”
Il cavaliere allora lo prese per la camicia e cominciò a scuoterlo con forza.
“So che conoscete i fatti, visto che poi foste voi a tradirla, rivelando ai suoi inseguitori dove si era nascosta insieme al bambino! Ora parlate o vi taglierò la gola davanti a vostra moglie!”
“Pietà…” balbettando Mamian “… ero disperato e mi occorreva denaro… e poi loro mi avevano minacciato… fui costretto a rivelargli ogni cosa…”
“Dov’è andò quella donna insieme al suo bambino?”
“Al convento di Santa Maria nell’Artoin!” Urlò impaurito Mamian. “Pietà, mio signore!”
Il cavaliere lo lasciò cadere su una sedia e si diresse verso l’uscita.
“La moneta è vostra…” voltandosi indietro “… io pago sempre i miei debiti.”
“Potrebbe essere maledetta quella moneta!” Urlò la moglie di Mamian uscendo dalla cucina. “Non sappiamo neanche chi siete!”
“Il mio nome è Guisgard…” rivelò il cavaliere “… è l’unica cosa maledetta in tutta questa tragedia è stato solo il vostro tradimento…”
Un attimo dopo, preso il suo cavallo, scomparve nel sentiero, nello stesso punto in cui era apparso.