La campagna era come uno sterminato manto verde, attraversato dai più bei colori che la Primavera sapeva donare alla natura.
Una lieve e fresca brezza soffiava dai monti, rendendo il cielo di un azzurro vivo e l'aria intrisa dei profumi inebrianti dei mille e più fiori sbocciati in quell'incanto.
Dafne era immobile a fissare quell'incantevole scenario, quando qualcuno le coprì gli occhi alle sue spalle.
"Dimmi che non è passato un istante senza che tu abbia pensato a me..."
"Pasuan!" Disse lei accarezzandogli le mani.
"Non voltarti..." fece lui.
E le mise un ciondolo al collo.
"La zingara che mi ha donato questo vecchio monile" continuò "mi ha giurato che è appartenuto ad una nobildonna greca vissuta qui più di cento anni fa! Nelle notti di Luna e chiare di stelle, portandolo ad un orecchio, è possibile sentire il rumore del mare ed un canto lontano... chiunque ascolti quel canto è destinato ad una felicità senza fine..."
La strinse a sè e la baciò.
"Mammina, mammina!" Gridò una voce dal cortile.
"Ah, sei qui, birbante!" Fingendo di rimproverarlo Dafne.
Il bambino sorrise sotto i baffi.
"Tra un pò si va tutti a tavola!" Esclamò Pasuan fissandolo.
"Avevi promesso che mi avresti insegnato ad usare la spada!"
"Hai chiesto alla mamma?"
"Posso, mamma?"
Dafne allora sorrise.
Il vento aumentò di colpo e nel cielo comparvero delle nuvole grigie.
Un attimo dopo Dafne era da sola, col cuore denso di tristezza e nostalgia.
In lontananza alcuni cavalieri portavano via Pasuan in catene.
Si svegliò di colpo.
Era a casa ed era da sola.
Allora quel senso di tristezza e malinconia divenne reale.
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AMICO TI SARO' E SOLO QUELLO... E' UN SACRO PATTO DA FRATELLO A FRATELLO
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