Discussione: La Gioia dei Taddei
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Vecchio 03-05-2011, 02.28.22   #594
Guisgard
Cavaliere della Tavola Rotonda
 
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Guisgard di lui non si fa che parlare beneGuisgard di lui non si fa che parlare beneGuisgard di lui non si fa che parlare beneGuisgard di lui non si fa che parlare beneGuisgard di lui non si fa che parlare beneGuisgard di lui non si fa che parlare bene
Il cielo di un azzurro che sembrava infinito ricopriva ogni cosa, nella luminosa e mite calura del Sole di Primavera.
Le risa degli invitati, l’odore dei capretti che si arrostivano sugli spiedi, il profumo della minestra calda, il colore della matura frutta di stagione.
Tousil rivedeva ogni cosa di quel giorno.
Ed il suo sguardo, tre le occhiate divertite e maliziose degli amici, cercava continuamente il volto dell’amata Rosanna.
Era bellissima.
I capelli bruni come l’ebano e la pelle scura, sensuale e vellutata.
Sorrideva ed era tutta presa dalle chiacchiere delle altre donne, senza però evitare, di tanto in tanto, di voltarsi verso il suo novello sposo.
Allora rispondeva con lo stesso sguardo alle occhiate di Tousil, aprendo lentamente le labbra, quasi a volergli sussurrare la voglia di restare sola con lui dopo la festa di nozze.
Ad un tratto però il silenziò calò su tutti loro.
Alcuni cominciarono a fissare la via che dava alla campagna, che separava l’abitato dal palazzo ducale di Capomazda.
Pochi istanti dopo le risate di alcuni uomini a cavallo riempirono quel silenzio piombato sulla festa.
Sembravano quattro cavalieri.
Attylus, il padre di Tousil, fece un cenno a suo figlio.
“Corri dal nipote di sua signoria…” disse “… vagli incontro! Sbrigati!”
Tousil raggiunse così il suo signore.
“Ehi, sembra che qui ci sia una festa!” Esclamò Icarius fissando i tre che lo accompagnavano.
“Si, milord…” mormorò Tousil.
“E cosa festeggiate?”
“Le mie nozze, milord.”
Alcune donne corsero verso il nobile signore e i cavalieri che lo seguivano, porgendo loro delle coppe di vino.
“Ci offri solo da bere?” chiese Icarius sorseggiando dalla coppa. “La carne forse è solo per gli invitati?”
“Prego, mio signore…” invitandolo “… sapete che qui tutto vi appartiene…”
“Come i capretti che stai arrostendo... qual è la punizione per chi caccia nel demanio ducale, Ruk?” Chiese Icarius ad uno dei suoi.
“Anche la morte, mio signore!”
“Dovrei allora ucciderti per aver cacciato nella mia terra!”
In quel momento Rosanna si avvicinò al cavallo di Icarius.
“Perdonate il mio sposo, milord…”
“E perché dovrei?” Domandò il duca fissando la bella sposa. “Magari potrei farlo per te...”
La ragazza chinò il capo.
“Non mi intendo molto degli usi della nobiltà…” fece Icarius voltandosi verso i suoi “… ma se non erro un antico diritto mi permetterebbe di… come dire, augurare fertilità alla sposa, vero?”
I quattro risero.
Poco dopo si allontanarono dalla casa portandosi via la giovane e bella sposa.
“Tranquillo, non le farò nulla che lei non voglia…” disse Icarius voltandosi un’ultima volta verso Tousil.

Quel ricordo, come una lama che si rivoltava nella carne, attraversò di nuovo, per l’ennesima volta, il suo sguardo.
Come se quella scena stesse accadendo di nuovo.
Stava immobile sulla grande Porta dei Leoni, confuso tra le guardie che andavano avanti e indietro, i mercanti, gli artigiani e qualche mendicante.
Restò lì per un tempo indefinito, fino a quando vide il duca uscire dal palazzo, accompagnato da alcuni dei suoi.
E quando il signore di Capomazda passò a pochi passi da lui, Tousil estrasse un lungo coltello, simile a quello che i contadini usavano per tagliare l’edera, e si lanciò su di lui.
Forse la disperazione, forse la rabbia, o forse solamente la forza di chi non ha più nulla da perdere permise all’uomo di raggiungere il duca in mezzo ai suoi uomini.
“Ora… ti ucciderò…” disse quasi balbettando, mentre fissava Icarius negli occhi.
In breve si scatenò il panico.
“Cane, allontanati dal duca, o ti sgozzeremo insieme a tutta la tua famiglia!” Lo minacciarono alcune guardie.
“Chi sei?” Domandò Icarius.
“Uno a cui hai tolto tutto…”
“Guardie, arrestatelo!” Gridò August.
“Fermi!” Ordinò Icarius, mentre si avvicinava a Tousil. “Cosa cerchi da me?”
“Voglio giustizia…”
“Ed io te ne darò…”
“Allora lascia che ti strappi il cuore…” mormorò l’uomo “… come tu hai fatto a me quel giorno…”
Icarius si avvicinò.
“In cosa ti ho fatto torto?”
“Lei… era bella… ed una vita di felicità ci attendeva… perché? Avevi tutte le donne di questo ducato… perché proprio lei? Da allora nulla è stato più come prima…”
Puntò allora il coltello contro il petto di Icarius, mentre questi restava immobile.
I loro sguardi si incrociarono, fino a quando Tousil lasciò cadere il coltello e scoppiò a piangere nel terreno.
“Perdonami…” disse Icarius accasciandosi accanto a lui. “Il giorno in cui vorrai soddisfazione io te ne concederò…”
Restarono così alcuni istanti, poi il duca ritornò verso il palazzo.
“August…” voltandosi verso l’amico che gli stava accanto “… dimmi… che razza di uomo sono stato?”
“Mio signore, dovete riposare…” rispose August “… andiamo, vi prego…”
“Lasciami solo…” e rientrò nel palazzo.
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