Sobbalzai, quasi mi scivolò la coppa di mano.
La appoggiai rapidamente e lasciai che il nero mantello ci avvolgesse.
La mia testa era un frenetico riflettere, un incontrollabile viavai di pensieri che si accavallavano.
Mi conficcai le unghie nel palmo della mano e mi tranquillizzai.
Impossibile.
Se avesse avuto qualche sospetto non avrebbe esitato a impormi di parlare.
Gouf non era una persona paziente e nemmeno un abile diplomatico. Attaccava sempre in modo diretto. Fin troppo diretto.
Sospirai, come se fossi stata ancora assonnata.
"Là fuori, certo... qui dentro invece c'è calore e quiete..." sussurrai.
"Spero fosse un sogno piacevole... non mi piacerebbe aver attirato incubi nel tuo letto, Gouf..." scherzai. Mi sentivo uno scricciolo sotto quel mantello, appoggiata a lui.
Lo guardai negli occhi e sorrisi. C'era una velata malinconia nel suo sguardo.
Il temporale si era placato.
"La quiete dopo la tempesta...", accarezzai la sua guancia e azzardai "qualcosa ti affligge?"
Mi appoggiai a lui e ascoltai il suo respiro. La stoffa del mantello mi pizzicava la guancia, ma non avevo più freddo.
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Ama, ragazza, ama follemente... e se ti dicono che è peccato, ama il tuo peccato e sarai innocente.
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