Osservai la sua espressione seria e meditabonda, mentre il canto del cavaliere cessava.
Fermammo i cavalli.
Un villaggio... improvvisamente capii. Mi mancò quasi il respiro, ma dissimulai lo stupore e strinsi così forte le briglie da conficcarmi le unghie nei palmi.
La ferita alla mano si aprì leggermente e sentii il sangue scivolare tra le dita.
Con fazzoletto tamponai la ferita, con noncuranza.
Intendeva attaccare un pacifico villaggio? Ma perchè?
Ira, spregio, semplicemente perchè poteva... forse.
Smontai e osservai meglio il villaggio.
Poi mi voltai verso Gouf.
"Non è il coraggio che vedete in me... la mia è solo consapevolezza. Ho accettato la mia natura... anche se questa mi porta al cospetto della dolce morte più spesso di quanto vorrei." Aprii il fazzoletto. Il sangue si era fermato. Lo richiusi.
"Bisogna convivere con se stessi più a lungo che con chiunque altro... tanto vale amarsi almeno un po' e apprezzare quel poco di bellezza e felicità che incontriamo." Sorrisi.
"Solo una persona non ha battuto ciglio di fronte al mio bacio di morte e non ha combattuto per riemergerne. Credo sappiate a cosa mi riferisco." Lo guardai negli occhi, implacabilmente. Chissà se ricordava anche lui.
"Gouf, perchè mi avete portata qui? Se volete uccidermi potevate risparmiarmi questa lunga cavalcata e soffocarmi con un cuscino questa notte." Il mio tono era pungente. La mia insolenza celava in realtà tutti i miei timori.