La sera, al castello di Cimarow, trascorse tra le risate e i propositi di quei nobili traditori.
Il vino scorse a fiumi, così come la carne ed il pane.
Le schiave danzarono per tutta la cena, al suono dei musici con i loro flauti.
“Come una foglia al vento…” disse Nyclos fissando Melisendra “… ma anche il vento si può imprigionare, no? Le mura di questa fortezza sono capaci di racchiudere anche il vento, milady…” aggiunse sorseggiando dalla sua coppa.
“Quando attaccheremo Capomazda, milord?” Chiese uno dei baroni, visibilmente sotto gli influssi del vino. “Siamo inattivi da troppo tempo, ormai!”
“Non siate impaziente…” rispose Cimarow “… ogni cosa a suo tempo.”
“Attaccheremo Capomazda quando avrà nominato il nuovo Arciduca!” Intervenne Aytli. “Il nuovo Arciduca che sarà anche l’ultimo…”
“Milady…” fece Nyclos “… mi chiedo come mai abbiate deciso di rinunciare alla vostra femminilità in questo modo! Voglio dire… si, siete abile molto più di tanti cavalieri, ma siete anche una bellissima donna… perché questa scelta?”
“Forse perché nell’aristocrazia non ho mai trovato nessun uomo capace di starmi alla pari! Ho tentato così tra i militari! Alla vostra salute, mio giovane signore!” Mostrando la sua coppa.
“La nostra lady Aytli” esclamò divertito Cimarow “è temibile non solo quando impugna un’arma! E di questo ne hai fatto le spese tu, mio ingenuo fratello!”
Nyclos accennò un sorriso, più simile ad una smorfia in realtà, che a stento celava il suo imbarazzo.
Alla fine della cena, Melisendra fu accompagnata dalla vecchia servitrice nella sua stanza.
“Non restare al buio…” mormorò la vecchia accennando una grottesca risata “… perché nel buio si annidano i demoni che popolano questo luogo…”
Ed entrata nella stanza, Melisendra vi trovò accesa una piccola candela.