“Cosa devo fare ora che giungeremo al palazzo? Io non so neanche cosa dire…” disse Icarius fissando Izar e August.
“Non datevi pensiero di questo, mio signore.” Lo tranquillizzò il filosofo. “La gente vuole solo vedervi. Non occorre che diciate o facciate nulla.”
August lo guardava senza dire nulla.
Icarius incontrò il suo sguardo ed il fedele cavaliere gli sorrise.
“Non abbiate paura, siete a casa vostra.” Disse l’amico d’infanzia.
A quelle parole Icarius sentì un senso di serenità prendere piede dentro di sé.
“Grazie, amico mio.” Sorridendo anch’egli.
August restò stupito da quel gesto e da quelle parole del suo signore.
La carrozza superò la monumentale Porta dei Leoni e Capomazda fu avvolta dal suono di tutte le sue campane e di tutte le sue trombe.
E giunta nel cortile del palazzo, finalmente la carrozza fermò la sua corsa.
La porta di aprì e il duca si mostrò a tutti loro.
L’araldo cominciò a recitare:
“Il figlio del vento… il magnifico, il magnanimo, il migliore!
Il prediletto del Cielo…
“Ma cosa significa questo?” Chiese stupito Icarius ad Izar che gli stava accanto.
“Sono gli epiteti che contraddistinguono la vostra persona, milord.” Rispose questi a bassa voce.
“Ah, ma io non so… non credo sia il caso… va bene così, fermati ora…” disse Icarius all’araldo.
“Milord!” Esclamò Izar.
“Cosa ho detto?”
“Non si possono interrompere gli epiteti che annunciano uno dei Taddei!”
“Ah… io non… e sia, perdonami, amico mio, continua pure…” fece Icarius all’araldo.
“Milord!” Esclamò di nuovo Izar.
“Cosa c’è ancora?”
“Il duca non chiede scusa a nessuno che non sia il re, o il vescovo!”
“Veramente io… e sia… riprendi pure!” Disse, fingendo aria solenne, all’araldo.
Izar fissò l’araldo ed annuì.
“Il figlio del vento… il magnifico, il magnanimo, il migliore!
Il prediletto del Cielo… il campione della Cristianità e vassallo della Chiesa!
Il prescelto di San Michele… il primo cavaliere del regno, l’eroico!
Sua eccellenza… lord Icarius de Taddei, signore delle terre e delle genti di Capomazda!”
E tutti i cavalieri salutarono il loro signore alzando in aria le lance.
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