Cimarow fissò Melisendra.
Il tocco delle mani di lei nel dargli il bracciale, il suo sguardo, le sue parole.
Era una donna particolare e Cimarow l’aveva compreso.
“Un’incantatrice? Non ho mai conosciuto un’incantatrice!” Disse Nyclos, il fratello del signore del castello. “Cosa sarebbe un’incantatrice? Una sorta di strega forse? Credevo che fosse solo una delle tante infamie che la Chiesa ha gettato su coloro che non abboccano alle sue fandonie!”
“Questo bracciale è dunque appartenuto a lady Talia…” mormorò Cimarow osservando il prezioso gioiello “… ciò vuol dire che proviene dal leggendario tesoro dei Taddei…”
Nyclos si avvicinò e finalmente cominciò ad osservare con attenzione quel bracciale.
I due fratelli si scambiarono un rapido sguardo.
“Quando metteremo le mani su quel tesoro…” disse Nyclos “… saremo i primi nobili del regno!”
“Milady…” fece Cimarow rivolgendosi a Melisendra “… seguite quella vecchia servitrice… vi condurrà alla vostra camera… da oggi sarete nostra ospite e nessuno vi potrà più minacciare…”
La vecchia servitrice allora condusse Melisendra nella sua camera.
Era una camera non troppo grande, ma sufficiente per una persona.
“L’agnello non dovrebbe dormire nella tana del lupo…” mormorò la vecchia mentre usciva.
Ma un attimo dopo l’attenzione di Melisendra fu rivolta verso il cortile del castello.
Da una finestra vide giungere nel maniero alcuni cavalieri, annunciati dal suono di un corno.
“Sir Gouf è qui!” Gridò qualcuno dalle mura.