Cittadino di Camelot
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Milady, di nuovo vi ringrazio!
E, per farlo degnamente, vado a narravi quella quarta versione che ricordavo di aver appuntato qualche tempo fa...
Dunque, l’incipit è sempre il medesimo...
Gherarda, contessa di Cana, e Adalberto, feudatario di Chiusi, si incontrano per caso sulle pendici del Monte Amiata...
C’è chi narra che ciò sia avvenuto in circostanze fortuite, chi racconta che invece fu in occasione di un banchetto organizzato dai nobili del luogo per rallegrare le giornate estive e chi ritiene invece che fu in seguito ad una competizione cavalleresca cui Adalberto prese parte e alla quale Gherarda assisté...
Comunque la si voglia immaginare, i due si incontrarono ed immediatamente si innamorarono.
Le famiglie dei due giovani, tuttavia, non videro di buon occhio questo amore, soprattutto perché Gherarda era già stata promessa sposa al conte Orsini della contea di Pitigliano e Sovana, un uomo molto potente e altrettanto influente.
Gherarda e Adalberto si frequentarono di nascosto per qualche tempo, dandosi appuntamento proprio sotto quel faggio che, solo, si innalzava su quel prato, ma ben presto la ragazza fu costretta a partire per Pitigliano e a veder svanire i suoi sogni di felicità.
Adalberto, intanto, per tentare di darsi pace e di dimenticare il suo amore impossibile, partì per una Crociata in Terra Santa e qui, lontano dalla sua Gherarda e da quel faggio, morì in battaglia.
Gherarda, dunque, conosciuta la fine del suo amato, tornò sul monte, su quel prato, presso il loro faggio.
A questo punto la leggenda si scinde in due alternative versioni...
La prima vuole che Gherarda, disperata per la morte dell’amato, lasciasse il marito e si rifugiasse in un convento, dove visse in solitudine fino alla fine dei suoi giorni.
La seconda, molto più terribile e allo stesse tempo affascinante, racconta invece che la donna fu talmente prostrata dalla notizia della morte del suo Adalberto che non volle più staccarsi da quel faggio, che era stato il simbolo del loro disgraziato amore, e che anzi il dolore la portò in breve tempo alla pazzia e, poco dopo, alla morte.
Alla fine, comunque, tutto questo fiorire di versioni e di alternative ci porta in un’unica direzione: grande fu l’amore che si consumò in questo luogo particolare sulle pendici del Monte Amiata e questo nome, ‘Il prato della Contessa’, e quel faggio ancora sono lì a testimoniarlo.
Per concludere vi faccio anche notare che, qualunque sia la versione che più vi piace e chiunque sia il narratore cui sceglierete di credere, tutti concordano su un punto: vi sono sere speciali, sere nelle quali l’aria è calda e profumata e la luna splende alta, in cui è possibile vedere due ombre passeggiare, l’una stretta all’altra, sul prato per poi avvicinarsi al grande Faggio della Contessa. Quelle ombre altri non sono che Gherarda e Adalberto, finalmente riuniti.
La leggenda narra ancora che, nelle calde sere estive di plenilunio, il prato esercita un richiamo irresistibile per le giovani coppie che si trovano a passare di lì. Per essi è praticamente impossibile resistere alla tentazione di fermasi per fare due passi sul prato... ma ciò avviene solo e soltanto se la persona che ti sta accompagnando è il tuo unico e vero amore.
Eh... quanta poesia!
Bene... e questo è davvero tutto! Di nuovo vi ringrazio per l’attenzione e per la pazienza!
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** Talia **
"Essere profondamente amati ci rende forti.
Amare profondamente ci rende coraggiosi."
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