Discussione: La Gioia dei Taddei
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Vecchio 11-04-2011, 02.23.01   #246
Guisgard
Cavaliere della Tavola Rotonda
 
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Guisgard di lui non si fa che parlare beneGuisgard di lui non si fa che parlare beneGuisgard di lui non si fa che parlare beneGuisgard di lui non si fa che parlare beneGuisgard di lui non si fa che parlare beneGuisgard di lui non si fa che parlare bene
“Le torri di Capomazda… sono talmente alte che è quasi possibile toccare il Cielo...” disse il ragazzino dagli azzurri e dai capelli ricci e biondissimi.
Si voltò poi verso Melisendra e sorrise.
“Sono mancato qui da troppo tempo…” continuò voltandosi di nuovo a fissare la sterminata campagna che appariva come incantata “… eppure mio Padre mi ha dato potere su queste terre…”
Il vento gli soffiava tra i capelli e per un istante chiuse gli occhi, come assorto da lontani pensieri.
“Nostro Signore Ha patito le sofferenze degli uomini per poter comprendere i loro bisogni…” aggiunse riaprendo gli occhi “… anche gli Angeli che custodiscono gli uomini soffrono dei loro stessi tormenti, proprio per essere loro più vicini… e così a me venne tolta la sposa, proprio per comprendere i dolori che può patire il cuore...”
In quel momento una voce attirò l'attenzione di Melisendra.
Proveniva dal giardino del palazzo ed era di una donna.
Intonava una canzone, una specie di filastrocca per bambini.
“Non hai la gioia nel cuore, amore mio?” Chiese all’improvviso fissando nel vuoto. “Perché non mi rispondi? Ti prego… dimmi che ti faccio battere il cuore… dimmi che mi ami...”
Ma, ad un tratto, cambiò espressione.
Si ritrasse di alcuni passi, mentre fissava sempre nel medesimo punto.
“Ma tu non sei Ardeliano…” mormorò spaventata “… chi sei? Non ti conosco! Vattene! Non avvicinarti!”
Corse allora via, verso il palazzo.
Aveva quasi raggiunto la porta d’ingresso, quando un pianto la fermò.
Era un bambino che piangeva nel bel mezzo del giardino.
“No! Lascialo!” Gridò tornando verso il cortile.
“Non guardare…” disse il fanciullo dai riccioli d’oro a Melisendra.
In quel momento dal giardino si udì un grido di disumano dolore.

Gli occhi di Melisendra si aprirono all’improvviso.
C’era buio e silenzio attorno al lei.
Un silenzio solo a tratti squarciato dal soffio del vento che si era alzato sulla campagna.
La stanza dell’incantatrice era dunque buia e silenziosa.
E nel buio sembravano quasi prendere forma le misteriose figure che le erano apparse nel sogno appena fatto.
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AMICO TI SARO' E SOLO QUELLO... E' UN SACRO PATTO DA FRATELLO A FRATELLO
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