Discussione: La Gioia dei Taddei
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Vecchio 09-04-2011, 13.50.36   #239
Morrigan
Cittadino di Camelot
 
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Morrigan ha un'aura spettacolareMorrigan ha un'aura spettacolare
Morrigan seguì l'ordine di August di malavoglia... se avesse avuto un po' più di voce in capitolo in quel consesso, avrebbe dato man forte alle proteste di Perecour... non già perchè le stesse a cuore il destino di Icarius, no... non aveva visto il Granduca che una sola volta, e quella sera, a parte la sua palese capacità di occuparsi di tutto fuorchè della salute delle sue terre (cosa che non faceva che testimoniare la sua mancanza di buonsenso, ma che Morrigan riteneva deliziosamente divertente), il contegno di quell'uomo non le aveva ispirato nient'altro che indifferenza.
No, Morrigan voleva restare per vedere. Per soddisfare la sua innata curiosità e la sua attrazione verso tutto ciò che di ignoto esiste al mondo. Voleva restare perchè Samsagra le aveva parlato, e questo risvegliava in lei sempre una grande trepidazione...

"Morrigan, vieni con me..."
Non aveva che dieci anni. Ma il ricordo di quel giorno era così vivo e chiaro. Suo zio Morven l'aveva presa per mano e l'aveva condotta con sè, lungo i corridoi del palazzo, su per le scale, fino ad una sala remota del castello.
Avevo uno sguardo serio e pensoso, come se un'ombra gli oscurasse il sorriso. E Morven sorrideva sempre quando era con lei.
Giunsero in quella sala, e l'uomo chiuse la porta dietro di sè, come se tenesse alla segretezza di quel momento. La bambina si guardò intorno con viva curiosità. Non aveva mai visto quella sala circolare, e non ne conosceva nemmeno l'esistenza. Due alte feritoie lasciano entrare lame di luce che si disegnavano sul pavimento, come due lance poste a difesa di un altare che si levava in fondo, al centro. Su quell'altare una grande pala, finemente disegnata, ritraeva uno splendido angelo che reggeva una grande spada di fuoco. Aveva uno sguardo bello e terribile al contempo, e Morrigan lo fissò incantata per alcuni istanti. Ai lati della pala, due miniature più piccole ritraevano due cavalieri che subito attrassero la sua fantasia. Quello di destra impugnava una lancia con la quale stava trafiggendo un drago che agonizzava ai suoi piedi, quello di sinistra era inginocchiato di fronte ad una coppa che risplendeva, mentre la sua armatura riluceva di una luce soffusa e divina. Sotto questo spettacolo di colori, poggiata su una basamento di pietra liscia e scura, giaceva una spada.
Morven prese Morrigan per mano e la condusse proprio di fronte a quella pietra. Con una mano carezzò l'arma, passando le dita lungo la lama. A quel gesto, quasi seguisse quella carezza, un luccichio color smeraldo si accese, corse sul metallo e si spense appena cessò quel contatto. Morrigan lo seguì con lo sguardo stupito, come si segue il volo di una farfalla che si leva improvvisa da un prato.
"Che cosa vedi?" chiese allora Morven.
Ma la bambina ebbe paura di dire il vero, temendo che le sue parole sarebbero state prese per scioca fantasticheria.
"Nulla," mentì "solo una spada"
Morven allora la fissò con occhi tristi.
"Allora non sei pronta..." mormorò, ma poi, fissandola intensamente negli occhi, riprese "ma ricordati che Parsifal pagò amaramente la sua paura di dire ciò che aveva visto!"
A quelle parole, la bambina ebbe un sobbalzo, prese d'urgenza la manica della camicia di Morven e lo tirò a sè.
"Ho visto una luce... una luce verde quando la toccavi!" esclamò.
Morven, udendola, sorrise, con un senso di trionfo che gli illuminava il viso, finalmente.
"Morrigan..." disse con tono pieno d'emozione "prova a sollevarla..."
E gentilmente la spinse verso la spada.
Lei tese la mano, la strinse attorno a quell'impugnatura che sembrava troppo pesante per quelle dita ancora piccole e sottili, poi, con enorme stupore, sollevò dalla pietra quella spada che nelle sue mani le sembrò leggera come una piuma...


... erano passati molti anni da quel giorno. Adesso Samsagra non lasciava mai il suo fianco, nemmeno la notte. Eppure Morrigan sapeva di non essere ancora in grado di udire la sua voce, nè di saperne leggere i segni. Per questo, dal momento che la spada sembrava essersi svegliata, avrebbe voluto restare per vedere, per capire...
... ma obbedì agli ordini, e senza alcun entusiasmo, galoppò di nuovo verso Capomazda, continunado a voltarsi indietro ad ogni metro, nella speranza che qualcosa si mostrasse in lontananza.
E avrebbe anche obbedito alla richiesta di August, pur non avendone alcuna voglia, di andare ad alloggiare in una locanda, per non avere discussioni con quell'uomo nel cuore della notte, quando tutti loro erano ormai stanchi da quella faticosa giornata. Avrebbero discusso il giorno seguente su come lei voleva essere trattata...
Proprio in quel momento, però, vide Finiwell che le andava incontro, con quel suo solito sorriso spavaldo sulla faccia e dando un'occhiata di intesa all'altro giovane cavaliere che era insieme a lui.
Già da quell'occhiata, Morrigan si mise sulle difensive e lo fissò con aria che mescolava lo scherno alla noia.

"Immagino che ti sentirai sola alla locanda, bellezza... e sia, ho capito... sei timida e non ti andava di chiedermelo... verrò con te e prenderemo una bella stanza matrimoniale, che ne dici? Così potrò vegliare sui tuoi sogni!" aggiunse sicuro di sé e facendole l'occhiolino.

Lo sguardo di Morrigan si mutò in una espressione di sorpresa... quell'uomo era ancora più assurdo di quanto avesse immaginato! E se qualche dote possedeva, di certo era quella di non perdersi d'animo! Forse era il caso di farla finita, pensò, e di mettere a posto una volta per tutte l'ego smisurato di quel bellimbusto! Ebbe un'idea...
Gli si avvicinò sorridendogli amabilmente, e con la mano prese a carezzare la fibbia che tratteneva il suo mantello, guardandolo con occhi da cerbiatta.

"Oh, mio signore..." rispose con voce marcatamente languida "non potevo certo sperare in una simile fortuna, ma vedete... anche i sogni più belli possono trasformarsi in incubi!"

E detto questo, di colpo mutò espressione e tono della voce, tirò via la fibbia che stringeva in mano e il mantello di Finiwell finì a terra in mezzo al fango, vicino agli zoccoli del suo cavallo. Morrigan si staccò da lui, si mise le mani suoi fianchi e prese a ridere di fronte allo stupore che lesse sulla faccia di coloro che seguivano la scena.

"E io, caro signor Irresistibile," continuò con un sorriso ironico "preferirei dormire su quel mantello in compagnia del mio cavallo, piuttosto che dividere la più sontuosa delle camere con voi! E se queste parole vi paiono offensive, possiamo anche risolvere diversamente... ho una spada che non chiede altro che essere usata, poverina... sapete, da quando sono a Capomazda non ho trovato nemmeno un manichino di stoppa su cui esercitarmi!"

Poi, vedendo che il giovane che avevano chiamato Cavaliere25 continuava a guardare la scena, si girò verso di lui e lo fulminò con lo sguardo.

"E tu che hai ancora da guardare, ragazzino?" chiese con aria irritata.
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"E tu, Morrigan, strega da battaglia, cosa sai fare?"
"Rimarrò ben salda. Inseguirò qualsiasi cosa io veda. Distruggerò coloro su cui avrò poggiato gli occhi!"
Morrigan non è connesso