Cittadino di Camelot
Registrazione: 08-04-2010
Residenza: Ignota ai più
Messaggi: 2,235
|
Seduta sul basso muro di marmo, osservavo gli uomini affaccendarsi per eseguire gli ordini che avevo imposto loro secondo gli utili consigli di Melisendra.
Il draghetto era stato condotto lì e adesso, a dispetto della sua terribile fama, non sembrava più feroce di un cucciolo di cane: esplorava il giardino annusando dappertutto, poi mi tornava vicino e si lasciava carezzare, mordicchiando per gioco l’orlo del mio abito.
Pascal, dal canto suo, sembrava tutt’altro che entusiasta del nostro nuovo amico: se ne stava seduto sul mio stesso muro, ma si teneva ad una debita e dignitosa distanza, atta a dimostrare il suo scontento. Inoltre, come se ciò non fosse sufficiente, ringhiava malamente al curioso draghetto, ogni qualvolta questi gli si avvicinava più del dovuto.
All’ennesimo ringhio, sospirai... quindi, con un sorriso vagamente divertito, mi alzai e mi avvicinai al gatto.
“Andiamo, Pascal...” mormorai, iniziando a carezzarlo piano “Perché non gli concedi una possibilità?”
Il drago passò di nuovo lì vicino e, di nuovo, il gatto ringhiò.
“Coraggio...” sussurrai “Non vedi che è soltanto un cucciolo? E’ piccolo ed indifeso... è stato preso dal suo rifugio e portato qui, dove rischierebbe davvero molto se nessuno che si occupasse di lui... è qui ed è tutto solo, Pascal, proprio come noi!”
Mormorai quell’ultima frase quasi sovrappensiero...
I miei occhi tornarono a posarsi sul drago e nell’osservarlo un lontano ricordo affiorò, chissà per quale motivo, nella mia mente...
Me ne stavo acquattata dietro il tronco di un enorme albero con quella cordicella in mano, immobile e silenziosa.
Matthias, di fianco a me, sospirò d’impazienza e io gli lanciai un’occhiata torva, zittendolo all’istante.
“E’ inutile!” sussurrò ad un tratto il ragazzino al mio orecchio “Tanto non la prenderai mai!”
“Certo che la prenderò! Aspetta e vedrai!” ribattei.
Lui scosse la testa sfoggiando un mezzo sorriso, come faceva spesso di fronte alle mie idee più bizzarre, e tuttavia rimase fermo al suo posto.
Poco dopo si udì un leggero fruscio tra l’erba e io mi irrigidii... fissai il punto esatto dove sapevo essere la trappola e, non appena l’erba lì intorno iniziò a muoversi, tirai con forza la cordicella. Si udì un tonfo leggero e subito un paio di orecchie fuggirono da quel punto in direzione degli alberi più vicini.
“Oh, accidenti!” esclamai io, contrariata, balzando in piedi e correndo verso il centro di quella piccola radura “Accidenti, mi è sfuggita!”
“Ma certo che ti è sfuggita!” esclamò Matthias, raggiungendomi e ridendo sonoramente “Avresti forse avuto qualche possibilità se l’avessi lasciato fare a me, ma tu... tu sei una frana: hai tirato troppo presto, lei si è spaventata ed è fuggita!”
Sempre sogghignando divertito, il bimbetto si piegò e iniziò a smontare la nostra rudimentale trappola mentre io, in piedi, lo osservavo in silenzio: eravamo soltanto due bambini, all’epoca, ma lui sembrava più grande di me e possedeva una capacità nel costruire e smontare piccoli meccanismi che a me mancava totalmente. Fatto ciò, si stese disinvoltamente nel ritaglio di sole che penetrava tra le fronde degli alberi e incrociò le braccia dietro la testa.
Io mi stesi di fianco a lui e, a mia volta, osservai quel triangolo di cielo terso...
“E poi ti immagini che scandalo se proprio tu venissi sorpreso a cacciare lepri?” lo punzecchiai io dopo un istante.
Anche lui sorrise, poi ribatté: “Beh... tecnicamente questo non è bracconaggio dato che tu sei la principessa e queste terre, essendo di tuo padre, sono anche tue! E poi...” ruotò la testa e mi lanciò un’occhiata sarcastica “In effetti, non si può neanche dire che stavamo cacciando, dato che non credo tu avessi intenzione di ucciderla e mangiartela, quella povera lepre. No?”
Un’espressione sconvolta si dipinse sul mio viso...
“Ucciderla e mangiarmela?” ripetei allarmata “Ma certo che no! Io non volevo farle alcun male... volevo soltanto prenderla!”
“Ci avrei scommesso!” ghignò lui, fece una breve pausa e poi soggiunse “A proposito... perché la volevi prendere?”
“Perché è carina!” risposi semplicemente.
Di nuovo lui si voltò a guardarmi, questa volta con un’espressione decisamente sconcertata sul volto...
“Perche è... carina?” chiese.
“Sì, lo è!” confermai.
“Come il capriolo che hai voluto portare a palazzo tempo fa?” chiese sarcastico.
“Oh... quello dovevamo farlo! Poverino... si era ferito, ricordi? Non potevo lasciarlo al suo destino!”
Lui scosse la testa, divertito...
“E comunque...” proseguii io con rammarico “Mio padre ha voluto che lo liberassi di nuovo, una volta guarito! E adesso chissà dov’è...”
“E così, ora che non hai più quel capriolo, ti sei messa in testa questa storia della lepre!” commentò lui dopo un istante “Ma possibile che tu non possa vivere se non hai qualche creatura di cui occuparti?”
“Beh...” sospirai candidamente, ignorando l’ultima cosa che aveva detto “Sai, ho anche pensato che il capriolo sono stata costretta a farlo rinchiudere in un recinto fuori del palazzo, poverino! Mentre una lepre... beh, quella è piccola e la potrei anche portare nella mia stanza!”
Lui si sollevò e si mise seduto, voltandosi a guardarmi... mi scrutò per un lungo momento, con la fronte vagamente corrugata, poi scoppio a ridere: “Lady Talia... tu sei completamente matta!” sentenziò “Completamente!”
“Oh, non ridere!” lo rimproverai, mettendomi a mia volta seduta.
Lui scosse la testa e riacquistò un tono falsamente serio: “Sai... tutto considerato è andata bene!” disse “E’ una fortuna che ti sia scappata... non avrei voluto vedere la faccia del Principe se tu fossi tornata a palazzo con un nuovo animaletto sotto braccio! Una lepre da compagnia, poi!”
“Beh...” ribattei con lo stesso tono “E io non avrei voluto vedere quella di tuo padre quando avesse scoperto che eri stato tu ad aiutarmi a prenderla...”
“...tu che sei proprio il figlio del guardiacaccia, dannazione!” ribatté lui, esibendosi in una perfetta imitazione della voce profonda e vagamente roca di suo padre.
Ed entrambi scoppiammo a ridere.
Infine lui guardò verso il cielo, sospirò e si alzò in piedi...
“Andiamo, milady!” disse, tendendomi la mano per aiutarmi ad alzarmi “E’ tardi: dobbiamo tornare a palazzo, prima che ci scoprano!”
Quel ricordo sfumò lentamente tra i miei pensieri e mi lasciò con un vago sorriso sulle labbra... era stata un’infanzia felice la mia, era stato un periodo totalmente spensierato durante il quale mai un dolore o un dubbio avevano sfiorato il mio cuore.
Sensazioni che avevo lasciato a Sygma, evidentemente... poiché tutto era cambiato dopo il mio arrivo a Capomazda.
Citazione:
Originalmente inviato da Guisgard
Ad un tratto, probabilmente per gioco, il draghetto spalancò gli occhi, accennò ad un piccolo balzo in avanti e lanciò uno strano verso contro Pascal.
Il gatto, spaventato, saltò giù dal muretto e corse a nascondersi nel palazzo.
"Ecco, milady..." disse uno dei servitori a Talia "... la nuova tana di questa bestiola è pronta. Accanto vi è una vecchia fontana che abbiamo riempito d'acqua come indicato da lady Melisendra."
|
Sospirai, guardando Pascal fuggire verso il palazzo e il draghetto saltellare divertito... si prospettava una convivenza movimentata, quella!
Poi mi voltai verso il servitore e sorrisi: “Benissimo!” annuii alzandomi “Vi ringrazio! Adesso tornate pure alle vostre mansioni... se mi occorrerà qualche altra cosa, chiamerò!”
Il drago, intanto, si era precipitato verso quella fontana piena d’acqua e vi era saltato dentro, schizzando tutto intorno... lo osservai agitarsi e sguazzare al colmo della gioia e, nonostante tutto, sorrisi.
__________________
** Talia **
"Essere profondamente amati ci rende forti.
Amare profondamente ci rende coraggiosi."
Ultima modifica di Guisgard : 08-04-2011 alle ore 04.30.31.
|