Nel frattempo, nel luogo conosciuto come Gorgo del Lagno, Icarius, Perecour ed i servitori erano pronti per la loro caccia.
“Conducici al luogo in cui ci sono le tracce!” Disse Icarius al suo fedele guardiacaccia.
“Milord, non so se saranno ancora visibili…” rispose Perecour “… questo luogo è umido e la melma che lo ricopre è fresca… comunque in giro ce ne saranno delle altre.”
Il gruppetto allora si addentrò nel ventre di quel luogo, fino a riconoscere strani segni sul terreno.
Li seguirono e giunsero in una sorta di grotta presso uno stagno.
“L’acqua è sporca e densa… simile a sabbie mobili!” Esclamò Icarius.
“Questo è il Lagno…” disse Perecour “… un misto tra un lago ed uno stagno… secondo la leggenda fu reso così dalla presenza di un orribile drago, ucciso poi dal leggendario Ardea, l’eroe capostipite della stirpe dei Taddei.”
“Sono qui per cacciare, non per ascoltare le magnifiche gesta dei miei favolosi antenati!” Replicò seccato Icarius.
Scesero allora lungo la riva del Lagno, fino a raggiungere una sorta di antro seminascosto dalle acque.
Lasciarono i servitori di guardia ed entrarono in quella grotta.
E qui fecero una scoperta incredibile.
In una piccola insenatura vi era una bestiola grottesca e sconosciuta che sembrava dormire.
“Che diavolo è quello?” Chiese Perecour turbato.
“Sembra… una grossa lucertola addormentata…” mormorò Icarius “… addormentata in una sorta di nido… quale bestia sconosciuta avrà mai partorito quell’animale che sta dormendo?”
“Cosa facciamo?” Domandò Perecour.
“Leghiamola e portiamola via!”
“E se torna la madre? Qualsiasi cosa sia?”
“Un motivo in più per non perdere altro tempo.”
I due legarono lo strano animale, che svegliatosi si dimostrò mansueto e tranquillo.
Lo condussero allora fuori.
Ma quando furono sul punto di ripartire, udirono dei rumori.
Un attimo dopo un gruppo di cavalieri armati li assalì.
Subito nacque uno scontro.
Icarius ed i suoi si batterono con ardore, ma i nemici erano molto forti.
Ad un tratto il loro capo si lanciò proprio contro il duca.
“Il vostro signore vi manda da soli in questo posto, cani capomzdesi?” Chiese con disprezzo il Cavaliere del Gufo.
“Il nostro signore non teme i traditori come il tuo padrone!” Rispose Icarius. “Chi sei, cavaliere?”
“Stai per morire ed è giusto che tu conosca il nome del tuo carnefice…” con un sadico sorriso Gouf “… sono il Cavaliere del Gufo!”
I due allora cominciarono a battersi.
Fino a quando Icarius fu ferito al fianco.
Inciampò allora negli sterpi e cadde nelle acque del Lagno.
A quella vista, il fedele Perecour lanciò un grido di disperazione.
Ma proprio in quel momento le acque cominciarono ad incresparsi e poi a bollire.
Un attimo dopo una bestia spaventosa emerse da Lagno proprio davanti a Gouf.
Lanciò un grido simile ad un sordo boato e cominciò ad alitare fuoco tutt’intorno.