Nel frattempo, al Castello dei Cimarow, nelle profondità della brughiera, sede dei ribelli al potere dei Taddei, si stavano discutendo nuove disposizioni per la guerra in atto.
“Ormai manca poco alla proclamazione del nuovo Arciduca.” Disse Nyclos, fratello di lord Cimarow, mentre fissava da una finestra la brughiera attraversata dal sibilo del vento. “Fra tre giorni al massimo avranno il successore di Rauger.”
Gouf lo ascoltava senza rispondere nulla, con le mani unite nell’atto di riflettere.
“Saranno sicuramente presi da questo avvenimento” continuò il fratello del rinnegato Cimarow “e noi ne approfitteremo per attaccarli!”
“Siete certo di queste informazioni, eccellenza?” Chiese Gouf rompendo finalmente quel silenzio nel quale sembrava essersi chiuso.
“Certamente! E’ stata una mossa geniale riuscire ad introdurre una nostra spia a Capomazda, fin dentro le mura del palazzo ducale! Quei maledetti non immaginano che siamo a conoscenza di ogni loro mossa ed ogni loro piano!”
“Si e sarebbe da sciocchi sprecare questo vantaggio con mosse azzardate…”
Nyclos, a quelle parole di Gouf, si voltò di scatto.
“Attaccheremo, si… ma non ora… per il momento ci limiteremo a rapide scorrerie nei loro territori, devastando campagne e incendiando piccoli villaggi.” Aggiunse il Cavaliere del Gufo.
“Perché? Attaccarli ora sarebbe una strategia vincente!”
“Ci troviamo di fronte ad un nemico che fa della nobiltà, della Fede e della legittimazione la propria forza…” rispose il cavaliere “… un nemico il cui blasone si confonde col mito e con la leggenda… prima di sconfiggere i Taddei, dobbiamo distruggere ciò che per secoli li ha resi più vicini al Cielo che alla Terra…”
“Non capisco…”
“Milord, sapete come si concluse la Guerra del Peloponneso tra Sparta ed Atene?”
“Veramente… no…”
“Sparta ed i suoi alleati bloccarono ogni rifornimento ad Atene, da nord a sud, da est ed ovest…” disse Gouf “… fino a stringere la gloriosa città attica in una morsa mortale. Alla fine solo la clemenza, o forse dovremmo dire la debolezza, degli spartani salvò Atene dalla distruzione… l’unica punizione inflitta agli sconfitti fu infatti solo l’abbattimento delle mura che univano la città al suo porto, il Pireo… fu il grande navarca spartano Lisandro, l’artefice di quella straordinaria vittoria, ad imporre una disonorevole condizione… le mura ateniesi sarebbero state abbattute al suono di suonatrici di flauto…”
“Non comprendo dove volete arrivare…”
“Sconfiggeremo i Taddei, dimostrando a tutti che sono uomini e nulla di più!” Rispose Gouf. “Uomini che insieme alla sconfitta conosceranno anche l’umiliazione! Attenderemo dunque che avranno nominato il loro Arciduca… per poi annientare tutte le loro forze ed esporre la testa del loro signore sulla Croce più alta di Capomazda… senza che nessun angelo dal Cielo possa scendere a salvarlo! E dopo ciò, mio signore… statene certo che nessuno in quel ducato oserà più mettere in discussione il legittimo potere della vostra famiglia!” Concluse con un impeto d’odio che attraversò i suoi occhi neri come la disperazione più cupa.