"Il mio nome è Melisendra, cavaliere" Gli rivolsi un inchino e poi seguii la servitù giunta ad accompagnarci nei nostri rispettivi alloggi.
Una volta sola nella stanza a me adibita, mi rinfrescai e approfittai della presenza delle solerti cameriere per fare un bagno rigenerante. Dopo di che tirai fuori un vestito dalle bisacce e lo indossai.
A Ravus sarebbe venuto un colpo. Ma non avevo altre vesti adatte ad un soggiorno nel palazzo, poi pettinai i capelli in morbide onde. Una cameriera portò uno specchio.
Non ne vedevo uno da quella notte.
La donna che mi osservava dal riflesso indossava un abito color cremisi, i cui veli leggeri si sollevavano e gonfiavano leggermente ad ogni movimento. le maniche ampie scendevano da un corpetto avvitato. La cameriera strinse a tal punto i lacci che mi strappò un gridolino di disappunto. Tentai di coprire la scollatura con la lunga chioma, ma vi rinunciai e decisi di uscire per prendere un po' d'aria. Avevo atteso, ma nessuno era giunto a chiamarmi.
Mi recai nel giardino interno e da lì rimirai la luna, passeggiando e godendo del profumo dei gelsomini.
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Ama, ragazza, ama follemente... e se ti dicono che è peccato, ama il tuo peccato e sarai innocente.
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