Cavaliere della Tavola Rotonda
Registrazione: 04-06-2008
Residenza: Dalla terra più nobile che sorge sotto il cielo
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Una vecchia bottega di costumi impolverati...
Maschere appese e riposte in ogni angolo...
La vecchia mi si avvicina e comincia a dirmi di ascoltare... ascoltare le maschere e le loro storie...
Conoscono la storia della margherita... un'altra storia...
Era il Martedì Grasso, vigilia delle Sacre Ceneri e il cortile del convento era gremito di ragazzini con indosso i più svariati costumi.
Così Arlecchino danzava con Colombina, Ruzante litigava con Pantalone e Pulcinella tirava su di morale Pierrot.
Poi vi era un bandito mascherato, una magica fatina ed un esotico ladro.
Io stavo in disparte, a giocare svogliatamente con il lembo del mio mantello e a scalciare i sassolini che mi ritrovavo davanti.
Mia madre aveva fatto cucire quel vestito dalla sua vecchia maestra sarta per farmi partecipare a quella festa, alla quale avrebbero preso parte tutti i bambini del borgo.
Ma io, ricordo, odiavo la scuola ed ogni cosa che avesse a che fare con quel posto.
Il giorno di Carnevale si presentava sempre con lo stesso abito: Sole e aria schiarita da un freddissimo e forte vento.
Ed io, quel giorno, avrei voluto passarlo da tutt’altra parte, a giocare nella campagna, correndo ad inseguire il vento e guardando le bellissime montagne che sorgevano maestose in quel limpidissimo scenario che circondava il mio vecchio borgo.
Invece ero nel cortile del convento, con quel costume di cui neanche conoscevo il personaggio.
Agli altri bambini che si avvicinavano per chiedermi da chi fossi vestito, rispondevo ingenuamente sempre allo stesso modo:
“Da cavaliere.”
Fino a quando si avvicinò lei.
Era vestita da castellana, con un ricco abito arancione e bianco.
Aveva un diadema fra i suoi ricci e biondissimi capelli, occhi come il cielo e due gote rosate che imperlavano il suo sorriso, delicato e sbarazzino.
“Da chi sei vestito?” Mi chiese.
“Da cavaliere.” Risposi per l’ennesima volta in quel giorno io.
“Si, ma esistono tantissimi cavalieri!” Replicò lei. “Tu chi saresti?”
“Perché, il tuo vestito ce l’ha un nome?” Domandai io. “A me sembri una castellana e basta.”
“Io sono vestita dalla regina Ginevra!” Esclamò orgogliosa lei.
“E chi sarebbe?”
“Era la moglie di re Artù!”
“Non conosco questa storia.”
“Ma come? Re Artù è il più grande re mai nato!” Disse lei.
“Io ho letto nella Bibbia che il più grande re del mondo era Davide.” Risposi io. “E la Bibbia non mente mai.”
“Allora dopo Davide c’è sicuramente Re Artù!” Sentenziò lei.
“Sarà come dici.”
“Ginevra però non amava re Artù.” Sospirò lei.
“Ah no? E di chi era innamorata?” Chiesi io.
“Di uno dei suoi cavalieri.”
“E chi era?”
“Ah, non lo so.” Rispose lei. “So soltanto che era il cavaliere più forte del reame.”
“Un cavaliere senza nome!” Scherzai io.
“Allora?”
“Cosa?” Domandai io.
“Da quale cavaliere sei vestito?”
“Non lo so…”
“Ma come? Non sei vestito dal tuo eroe preferito? Qui ogni bambino oggi impersonerà il proprio eroe!”
“Non ho un eroe preferito…”
Lei scosse il capo.
“Adylde!” Chiamò la suora. “E’ giunta mamma a prenderti!”
“Ti sei divertita, cara?” Chiese la madre alla piccola Ginevra.
“Si, mamma!” Rispose la bambina.
“E questo bambino è un tuo amico?” Chiese indicando me.
“Non lo conosco…” rispose la piccola Adylde “… non so neanche il suo nome...”
“Che bel vestito indossi!” Esclamò sorridente la madre. “Ma perché sei così triste? Eppure non dovresti esserlo… sei Lancillotto, il Primo fra tutti i cavalieri!”
“Lancillotto…” mormorai.
Ora sapevo il nome del cavaliere che impersonavo.
“Chi è Lancillotto, mamma?” Chiese Adylde.
“E’ il cavaliere più forte fra quelli di re Artù!”
La donna, che abitava non lontano da casa mia, si propose di riportarmi dai miei genitori.
Ed io ovviamente accettai. Non vedevo l’ora di lasciare quella festa.
Così, poco dopo fui di nuovo a casa.
Ringraziai la madre di Adylde e salutai la bambina.
Il giorno dopo lo trascorsi tutto a giocare nella campagna.
Ero felice e mi sentivo il re del mondo, quando all’improvviso qualcuno mi chiamò da lontano.
“Ciao… che fai?” Mi chiese Adylde.
“Gioco... tu che ci fai qui?”
“Niente… stavo facendo una passeggiata… e ho raccolto questi fiori… doneranno al mio vestito di Ginevra…”
“Ah, si…”
“Allora, adesso vado…”
“Va bene…” risposi io, mentre una strana sensazione stava facendosi spazio dentro di me.
Lei si allontanò di qualche passo, per poi tornare indietro.
Tolse un fiore da quelli che aveva raccolto e lo pose nella mia mano.
Poi, avvicinandosi, sfiorò con un bacio la mia guancia.
Un attimo dopo corse via.
“Ehi, aspetta!” Gridai. “Perché mi hai dato questo fiore?”
“Perché tu sei Lancillotto… il cavaliere che ama Ginevra! Me l’ha detto mia madre!”
“Aspetta!” La chiamai. “E Ginevra lo ama?”
“Chiedilo a quel fiore!” Rispose lei, svanendo nel verde della campagna.
Io allora restai a fissare quel fiore, mentre ancora la sensazione di quel bacio accarezzava la mia guancia.
Non me ne resi conto allora, ma proprio quel giorno stava cominciando il mio destino di cavaliere.
Io naturalmente sono sir Guisgard di Camelot e quel fiore è la mia margherita.

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AMICO TI SARO' E SOLO QUELLO... E' UN SACRO PATTO DA FRATELLO A FRATELLO
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