Il Sole era già alto su Capomazda e diffondeva il suo tepore dopo l’umidità della notte appena trascorsa.
La Stanza del Catai era la sala più lontana, posta nell’ala orientale del palazzo.
Sorgeva dietro il bastione del maschio, risultando così l’ultima delle stanze ad essere illuminata dal Sole.
Veniva così chiamata perché era arredata da monili ed oggetti di gusto esotico.
“Ah… che delizioso profumo di vaniglia…” risvegliandosi Icarius “… chi di voi ha usato questa essenza?”
Le due ancelle abbracciate a lui nel letto risero di gusto.
“Non era la vostra essenza preferita?” Chiese una di loro.
“Si e chi fra voi l’ha usata?”
“Beh… mio signore…” rispose maliziosa lei “… sta a voi scoprirlo…”
Nel frattempo, nella Sala dei Migliori, i baroni attendevano impazienti.
“Perché sua grazia tarda tanto?” Chiese uno di loro.
“Era molto stanco del viaggio, miei signori.” Rispose Izar, tentando di tenerli a bada. “Vedrete che presto sarà qui.”
“Il ducato cade a pezzi e lui dorme ancora?” Urlò un altro dei nobili.
“Aveva ragione lord Rauger! Quell’uomo dei Taddei non ha nulla!” Gli fece eco un altro dei baroni.
“Ricordatevi che parlate del futuro Arciduca!” Li riprese Izar.
“Sarà Arciduca fino a quando lo chiameremo tale!” Urlò ser Gwinet de Cerraw.
“E come intendete invece chiamarmi, amico mio?” Domandò Icarius giunto all’improvviso.
Tutti si inchinarono.
“Milord, è un momento difficile per il ducato e…” prese a dire Izar.
“Se tra voi vi è qualcuno capace di salvare Capomazda, allora si faccia avanti!” Esclamò Icarius interrompendo il suo fidato consigliere.
Tutti restarono in silenzio.
“Bene, allora possiamo proseguire secondo le vecchie gerarchie.” Sentenziò l’ultimo dei Taddei.
Izar allora cominciò ad illustrare la situazione sui confini del ducato e di come le armate di Cimarow stessero prendendo sempre più terreno.
Poi tutti i baroni, a turno, riportarono gli ultimi avvenimenti accaduti presso le loro terre.
“Cosa proponete, milord?” Domandò alla fine Izar.
Icarius restò in silenzio.
“Ci riuniremo dopo la mia nomina ad Arciduca…” rispose dopo una lunga riflessione.
L’assemblea allora fu sciolta e molti dei baroni, segretamente, celavano diversi malumori.
“E’ uno sciocco…” mormorò ad altri ser Gwinet “… non ha nulla di suo zio… e credo ci porterà alla rovina…”
“Osate ribellarvi al nostro signore?” Domandò turbato uno dei baroni.
“Dico solo ciò che tutti vedono…” rispose Gwinet, per poi, come gli altri, ritornare alle proprie terre.
Così solo Icarius e Izar restarono nella sala.
“Si salverà il ducato, milord…” mormorò Izar “… dobbiamo salvarlo!”
“Ci credete davvero?” Chiese Icarius fissandolo.
Il filosofo chinò il capo senza rispondere nulla.
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AMICO TI SARO' E SOLO QUELLO... E' UN SACRO PATTO DA FRATELLO A FRATELLO
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