Cittadino di Camelot
Registrazione: 21-08-2010
Messaggi: 596
|
Non era più tornato.
Il sogno era andato via, e con lui la visione di Zulora...
Morven continuava ad interrogarsi e a tormentarsi a quel ricordo. Aveva sentito dire che al momento della morte spesso sopraggiungono visioni veritiere. Ma lui non voleva credere a ciò che aveva visto… Zulora… morta… morta per sua stessa mano… morta dal dolore… un dolore di cui lui era stato in parte responsabile… no, non lo poteva accettare!
Si mise a sedere sul letto, cercò di sollevarsi per vedere un po’ di azzurro dalle strette e alte finestre di quella sala. La ferita non era stata mortale, ma era profonda e gli procurava parecchio dolore. Ma più della sofferenza fisica, ciò che lo rendeva impaziente e teso era quella forzata immobilità. Aveva sentito le campane suonare a festa a Cartignone, e aveva udito i cori gioiosi per le vie. Sapeva che i suoi compagni si erano impegnati in una giostra, e avrebbe desiderato sopra ogni altra cosa potersi udire a loro. Ma non poteva. Non lo permetteva l’infermità del suo corpo, e non lo permetteva il caos dei suoi pensieri… il caos… lui, che si era sempre sforzato di cercare l’ordine sopra ogni cosa! E adesso l’ordine era imperativo. Doveva dare un ordine alla sua vita.
Ripensava ai giorni passati, i lunghi giorni da quel mattino in cui aveva per la prima volta incontrato Belven. Aveva sentito subito che qualcosa si preparava per lui. Qualcosa che avrebbe cambiato la sua vita. Con la mano carezzò il fodero di Samsagra, che era riuscito a riprendere e portare con sé. Non l’abbandonava mai. Non l’avrebbe abbandonata mai più, l’aveva giurato.
Cercò ancora uno spicchio di azzurro a cui aggrapparsi, un po’ di azzurro che potesse tingere i suoi occhi neri. Quanti giorni, quanto tempo… quando si è giovani il tempo non ha mai alcun valore, e per lui soprattutto non ne aveva mai avuto. Ma non era più così. Aveva visto tanto, aveva visto troppo, troppo per poter pensare di sprecare una sola ora in più.
Girò il capo a cercare nella stanza lo sguardo attento di chi lo fissava da un pezzo in silenzio.
“E così è già partito… francamente me lo aspettavo. E’ nella sua natura, o nella natura che ha imposto a se stesso”
Tornò a guardare fuori.
“Siete stato un bravo compagno, Iodix. Sono sicuro che il vostro signore, in Cornovaglia, vi accoglierà con gioia, sapendo quanta parte avete avuto in questa storia!”
Si voltò, prese un foglio che aveva poggiato accanto alle ricche coltri sulle quali riposava.
“Ma ho un ultimo favore da chiedervi… pazientate solo qualche minuto, amico mio, non vi farò perdere tempo”
E presa una penna, cominciò in fretta a vergare il foglio con la sua scrittura spigolosa ma elegante.
“Guisgard,
solo poche righe per ringraziarvi. So che siete troppo sdegnoso per accettare un leale ringraziamento, ma il Cielo sa quanto è stato importante per me incontrarvi.
Prima di voi ero solo un ragazzino che sapeva usare troppo bene la spada… poco cervello e poca pazienza.
Prima di voi non sapevo che si potesse davvero indirizzare le proprie azioni al servizio di una causa.
Pregavo Dio e pensavo che questo bastasse a salvarmi l’anima… ma vedendo voi, che vi siete così prestato ad una causa non vostra con tanta dedizione e lealtà, ho capito che in verità non ho mai servito che la mia fanciullesca vanità, che voleva che mi vedessi come Parsifal, o come uno dei tanti eroi dei libri che da bambino ho ammirato. Adesso la mia strada mi porta ad affrontare le sfide cui sono stato da tempo chiamato, e che per paura ho evitato.
Il mio ducato è stato usurpato in modo vile e basso, e molti dolori sono stati inflitti a coloro che mi erano più cari. Adesso so che il mio posto è in Francia, a Cassis, a combattere per ciò che è mio, a combattere per ciò che è sacro. La terra, la terra natale… come un giorno aveste a dire voi, il legame di un uomo con la propria terra è un patto sacro, scritto nel sangue.
Ci sono tante cose che avrei voluto chiedervi… tante cose che vi avrei chiesto di insegnarmi… cose che non conosco, e sulle quali il mio cuore si interroga costantemente… domande che solo possono essere rivolte ad un padre, o un fratello, o un amico sincero… Che cos’è la passione? E quali passioni guidano la nostra spada? Cos’è il coraggio, e cos’è la prudenza? E quale saggezza può aiutarci a distinguerle? Impareremo mai dalle sconfitte e dalle vittorie dei nostri nemici? Esiste un modo per dimenticare i rimorsi? Qual è la differenza tra il ricordo e il rimpianto?... ma voi siete già lontano, e forse non risponderete mai a queste mie domande. Ma dalla vostra spada e dall’esempio del vostro coraggio io cercherò di trarre ogni possibile insegnamento, e qui su questo foglio, davanti a voi e davanti a Dio, giuro di riprendere ciò che è mio di diritto.
Così, caro amico, mi permetto per una volta di chiamarmi fratello, e di invitarvi, quando avrete risolto ogni vostro problema in Cornovaglia, a raggiungermi nelle mie terre, a Cassis… nel mio castello, dove io avrò dimora e potere con la grazia del Signore.
Servo vostro, nel cuore e nella spada,
Morven, quindicesimo duca di Cassis”
Piegò il foglio con cura, e lo porse a Iodix.
“Datelo al vostro signore Guisgard, ve ne prego”
Poi, un attimo dopo, prima che Iodix potesse dire nulla, parve rammentarsi di qualcosa e riprese subito:
“Iodix, quella spada che io vi ho dato, quando eravamo in quel luogo orrendo… quella spada, vi prego, datela a Guisgard. E’ vecchia, lo so, ma è un’arma preziosa. E’ appartenuta ad un uomo onesto e coraggioso… il migliore amico che io abbia mai avuto. Gli porterà fortuna…. Ditegli questo da parte mia”
Poi chiuse gli occhi un istante, come inseguendo un ricordo lontano, ma li riaprì subito, per cercare ancora un volta il cielo.
__________________
"E tu, Morrigan, strega da battaglia, cosa sai fare?"
"Rimarrò ben salda. Inseguirò qualsiasi cosa io veda. Distruggerò coloro su cui avrò poggiato gli occhi!"
Ultima modifica di Morrigan : 05-03-2011 alle ore 01.29.32.
|