| Cittadino di Camelot 
				
				
				
				
				
			 
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			"Uccidine uno per me, Dukey..." mormorò Lyan  "... che sia io a scegliere la prima vittima..."Non può essere, non può essere... la sua voce non è più la stessa, è  demoniaca... allora aveva avuto ragione Morven nel sentire il Male in  lei... le sue carni delicate, le tenere braccia avvinghiate al mio  collo, il suo profumo di bimba nonostante la sporcizia... non può essere  vero ciò che sta accadendo... come posso essermi sbagliata a tal punto?
 Questi erano i pensieri che si agitavano nella mente di Gaynor, quando  quelle bestie le si avvicinarono e la strattonarono, allontanandola dal  gruppo. Mentre la trascinavano via, il suo guardò si posò su ognuno dei  suoi compagni, su Guisgard ancora in terra ed infine su Lyan, la piccola  che tanto tenacemente aveva difeso e che invece si era rivelata la  personificazione del male...
 Nel frattempo, erano arrivati ad una cella umida e buia. Bastò meno di  un secondo a Gaynor per capire quale sarebbe stata la sua sorte, ma la  sua indole combattiva avrebbe avuto la meglio, ne era sicura.
 Non subirò mai quelle atroci torture! Quant'è vero che il sole sorge  tutti i giorni, la mia pelle e le mie viscere rimarranno ben salde al  loro posto, dovessi anche buttarmi sulla prima lama di spada che vedo...
 All'improvviso nella cella si addensò un leggero fumo giallastro ed inodore.
 "Sii serena..." sussurrò una misteriosa voce "... non hai nulla da  temere... ormai sei al sicuro... le tue sofferenze sono terminate...  presto incontrerai pace e tranquillità senza fine..."
 Un istante dopo Gaynor perse i sensi.
 Quando si risvegliò - non avrebbe saputo dire quanto tempo era passato -  si ritrovò vestita di una lunga tunica nera, larga ed informe, ed un  diadema di foglie intrecciate sul capo. Il sogno che aveva appena fatto  le era sembrato così reale! La sua Imperion... e Duncan... non avrebbe  mai saputo nulla, non avrebbe mai potuto immaginare che la giovane,  vitale ed impulsiva moglie che era fuggita da lui in cerca di libertà  aveva trovato invece la morte per mano di una setta di fanatici  assassini.
 Lancelot... se solo ti avessi seguito... se solo tu potessi sentirmi ora... mi dispiace, mi dispiace così tanto...
 Il pensiero le corse poi a Guisgard, come sempre succedeva in quegli ultimi giorni quando pensava a Lancelot. Saranno i suoi occhi... pensò Gaynor, quei  limpidi e profondi occhi blu che sembrano sposarsi male con l'arroganza  dei suoi modi ed il sarcasmo che permea i suoi discorsi... eppure non  esiterebbe a morire per me, ne sono sicura, il suo coraggio è pari alla  sua bellezza... Signore Iddio, non posso pensare alla bellezza di  Guisgard in un momento del genere, se non fossi così disperata ci  sarebbe da ridere... Stanno per sacrificarmi sull'altare della loro  bestialità e tutto quello che mi viene da pensare è che voglio salvarmi  per poterlo rivedere..."
 Si guardò intorno, ma quella cella spoglia non offriva alcun tipo di  arma... Ad un tratto la stanchezza sembrò pervaderle tutto il corpo e lo  sconforto ebbe la meglio sulla sua caparbietà. E' finita, non c'è  via di scampo. Disarmata, rinchiusa e umiliata... mi hanno spogliata, mi  hanno toccata con le loro luride mani... Si lascio cadere sullo  scomodo giaciglio dietro di lei, mentre calde lacrime le bagnavano il  viso e le salavano la bocca. La sua mente era un turbinìo confuso di  pensieri, immagini e suoni... suoni... l'ocarina di Guisgard,  malinconica melodia di lontani ricordi, forse di amori perduti... la  delicatezza delle sue labbra mentre la suonavano, leggere come un soffio  di vento di primavera... Imperion, sua madre, la sua adorata Elinor,  regalo di suo padre... Elinor...
 Il pensiero della sua giumenta sembrò scuotere Gaynor, che aprì gli  occhi e rivolse la sua mente a pensieri meno poetici, ma di sicuro più  pratici. Se solo riuscissi ad avvicinarmi ad un'apertura! Elinor  sente il mio fischio di richiamo da una distanza notevole... Devo uscire  da questa maledetta cella, devo trovare i miei compagni... Cosa posso  fare? Cosa? Si guardò di nuovo intorno, ma quel posto non offriva  davvero nulla. C'era solo lei lì dentro, e nient'altro. Lei... Lei... Un  pensierò le attraversò la mente, rapido come un baleno ed altrettanto  folgorante. Si tolse il diadema dalla testa e si strappò la tunica  all'altezza del seno, lasciandone scoperta una parte. E' la mia unica possibilità. Al di fuori di questo, c'è solo la morte... Si avvicinò alla porta e cominciò a gridare forte: "Dukey! Dukey! Voglio parlare con te!"
 
				__________________"Amore non è amore se muta quando scopre un mutamento o tende a svanire quando l'altro s'allontana [...] Se questo è errore e mi sarà provato, io non ho mai scritto, e nessuno ha mai amato."
 
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