L'animo di Morven era pieno di confusione.
Non faceva che interrogarsi, e al contempo si ripeteva che non aveva tempo per quelle valutazioni e quelle congetture, man mano che proseguivano in quel cammino angusto, divorato sempre più dall'ombra.
Eppure la sua mente era tormentata, e sfuggiva quasi al controllo della sua ragione...
Samsagra aveva ricominciato a pulsare e ad illuminarsi con ancora più veemenza di prima. Morven strinse i denti, impose a se stesso di non badare più a quella luce, di non ascoltare quelo canto. Pensò ad Ulisse e ripetè a se stesso che avrebbe dovuto imitare il grande eroe greco e ignorare la sua Sirena... ma proprio allora avvertì una dolorosa fittà al fianco sinistro, come se la spada lo stesse bruciando...
Ardente e febbrile, come la mano di un'amante, lo chiamava e sè e lo strappava dal suo ragionare...
... Samsagra, Samsagra... perchè mi tormenti ancora?
Un odore di morte sembrava diffuso ovunque ed un senso di angoscia li opprimeva mentre avanzavano in quei cunicoli scavati dalla notte dei tempi.
Morven pensò per un istante che non sarebbe riuscito a sopportare oltre... la testa cominciava a girargli e perle di freddo sudore gli brillavano tra i capelli scuri... il grido di Samsagra era soffocante, unito ai miasmi di quel luogo... Morven chiuse gli occhi un istante, sopraffatto, e per un istante, senza essere scorto dagli altri, arrestò il suo passo e rimase di poco discosto dal gruppo. Strinse la mano attorno all'impugnatura della spada...
... Samsagra... basta, io mi arrendo a te! Io ti appartengo, come tu appartieni a me! Non opporrò più alcuna resistenza... parlami e io ti ascolterò...
In quel momento, come se avesse recitato una formula magica, sentì una grande pace che gli scendeva nel petto, una pace innaturale e ingiustificata, e alla sua mente, senza una ragiona apparente, tornarono i versi di un'antica lettura... "I salvati da mano nemica", cominciò a recitare piano, tra sè, "li raccolse da tutti i paesi, da oriente li unì e da occidente e ancora dal nord e dal mare..."
Un attimo dopo avvertì qualcosa che lo turbò profondamente, al punto da farlo immediatamente tornare vigile e costringerlo a spalancare gli occhi.
La piccola Lyan lo fissava. Lo fissava con uno sguardo strano, enigmatico, che egli non riuscì a decifrare, ma che gli fece quasi gelare il sangue nelle vene. Le parole gli morirono sulle labbra e smise di recitare. Guardò la bambina, quasi ipnotizzato da quello sguardo che non riusciva ad evitare, e non se ne sarebbe staccato se qualcosa di nuovo ed inaspettato non avesse catturato la sua attenzione.
Qualcuno si stava avvicinando a loro, portando qualcosa sulle spalle.
"Chi è la?" Gridò Bumin estraendo la sua spada. "Fermati dove sei!"
Ma nonostante quell'ordine che sapeva palesemente di minaccia, la figura non si fermò e continuò ad avvicinarsi al gruppo.
Morven allora si portò avanti, quasi a fianco di Bumin e Duckey, e similmente ai due cavalieri si tenne pronto ad estrarre Samsagra al minimo cenno di pericolo.
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"E tu, Morrigan, strega da battaglia, cosa sai fare?"
"Rimarrò ben salda. Inseguirò qualsiasi cosa io veda. Distruggerò coloro su cui avrò poggiato gli occhi!"
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