Cavaliere della Tavola Rotonda
Registrazione: 04-06-2008
Residenza: Dalla terra più nobile che sorge sotto il cielo
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Il mercato, con i suoi schiamazzi e le sue grida invadeva le stradine del vecchio borgo.
Il martedì mattina non era tale se il colorito e folcloristico trambusto di quel mondo non si diffondeva in ogni dove del centro abitato.
“Frutti così dolci” disse la vecchia mentre metteva nel sacchetto quella frutta matura“non si trovano facilmente, ecco perché costano tanto.”
“Non importa, buona donna…” rispose Guisgard “… era quello che cercavo! Ecco a te le monete che mi hai chiesto!”
“Ci tenevate proprio tanto ad avere questa frutta, vero?” Chiese divertita la vecchia.
“Si, assolutamente!” Esclamò raggiante il cavaliere.
La vecchia sorrise intuendo il motivo di quella spesa dalla luminosità dello sguardo del cavaliere.
Questi allora, presa la frutta, corse fuori dal borgo, verso il castello ducale, che come un gigante vegliava sul borgo e sulla campagna che lo circondava.
Il fiero cavallo divorò la distanza che separava il centro abitato dal maniero del duca e Guisgard fu annunciato proprio dal nitrito del suo fedele destriero.
“Bentornato, padrone!” Lo salutò un servitore.
“Si è svegliata?” Chiese Guisgard. “Come sta?”
“Credo si sia svegliata!” Rispose il servo. “Oggi c’è il Sole… ed è buon segno!”
Guisgard fece le ampie scale di corsa, saltando a due a due i vecchi gradini, fino a giungere davanti alla stanza in cui era accudita lei.
“Si è svegliata?” Domandò il cavaliere.
“Si, milord…” rispose la suora proprio mentre usciva dalla stanza.
“Come sta?” Chiese Guisgard. “Dite… ha chiesto di me?”
La suora sorrise.
“Sta meglio…” rispose “... controllate voi stesso…”
Guisgard allora entrò nella stanza e trovò Talia sveglia.
Guardava fuori verso la verde campagna, mentre un a lieve brezza da una delle finestre accarezzava i suoi lunghi capelli.
La luce di quel soleggiato giorno sembrava adagiarsi come un velo sulla sua bianca pelle, donandole un tenero spruzzo rosato segno indiscutibile di una salute ritrovata.
Il volto era sereno e lo sguardo rilassato.
Guisgard restò fermo a fissarla, senza dire nulla.
“Buongiorno, cavaliere…” disse lei voltandosi all’improvviso.
“Come stai?” Chiese lui.
“Meglio, il fianco non mi fa quasi più male…” sorridendo lei “… ma cosa hai lì?”
“E’ frutta fresca…” rispose lui stringendo fra le mani quel sacchetto che sembrava possedere, per quel cavaliere, un valore inestimabile.
“Te ne sei ricordato!” Esclamò lei, felice come una ragazzina.
“Io ricordo tutto…”
“Come è bella la campagna...” sospirò lei “… resterei a fissarla per giorni…”
“D’Inverno è ancora più bella... soprattutto quando si ha la fortuna di giornate come questa… quando il vento soffia e spazza via l’umidità dall’aria…”
“Ieri sera mi sono addormentata guardando il crepuscolo che l’avvolgeva... e ho visto le lucciole…”
“Si…” fece Guisgard avvicinandosi alla finestra “… ricordo una volta ti parlai delle lucciole…”
“Quando?” Chiese lei.
“Tempo fa…” rispose lui fidando fuori dalla finestra “… ma forse ora tu non ricorderai… o, chissà, forse era un’altra storia... o un altro sogno…”
Lei sorrise.
“E cosa mi raccontasti riguardo alle lucciole?”
“Nulla di che…” rispose lui con un sorriso malinconico “… ora mangia, così potrai riposarti ancora un po’…”
“Le lucciole!” Gridava il bardo nel cortile salutando il crepuscolo. “Le lucciole conoscono l’arte di Amore, mio signore!”
Guisgard, insieme agli altri cavalieri, lo ascoltava sorseggiando dal suo calice.
“Le lucciole, amici miei…” continuava il bardo “… sapete come fa la femmina ad attirare il maschio? Semplice… comincia ad illuminarsi e poi a spegnersi! E’ questo il suo richiamo d’amore! Ah, se imparasse l’uomo dalla natura! Ah, Amore, mio signore!”
Ad un tratto Guisgard si sentì chiamare.
Era Talia, affacciata dalla sua finestra.
Gli sorrideva e giocava con la luce di una candela.
“E’ notte” mormorò l’ombra nell’orecchio di Guisgard “ecco perché ha quella candela… non per altro, amico mio…”
Ma all’improvviso si udirono delle grida.
“Aiuto!” Gridava Talia! Aiutami, Guisgard!”
“Qualcuno è entrato nella stanza di Talia!” Gridò un servitore. “Allarme! Tradimento!”
Guisgard corse rapido fino alla stanza della giovane, ma la trovò vuota.
E dalla finestra vide che la portavano via.
Solo l’intervento dei suoi cavalieri evitò che saltasse giù da quella finestra.
“Lasciatemi, cani!” Gridava contro i suoi stessi compagni.
“Calmati, Guisgard!” Gli dicevano questi tenendolo quasi a fatica. “Calmati, o cadrai dalla torre!”
“Lasciatemi o sarà tardi!” Si dimenava il cavaliere. “Lasciatemi o vi infilzerò! Talia!”
“Talia!” Urlò con rabbia e dolore Guisgard.
Ma Gila fissava ormai il fondo di quel passaggio.
“Arrivano…” pensò.
Ad un tratto un nutrito gruppo di Atari apparve, lanciandosi sui tre.
Uno di loro tentò di infilzare Guisgard con la sua lancia, ma il nano difese il suo compagno con ardore.
Ma erano in troppi ed uno di loro lo trafisse alle spalle, facendolo accasciare proprio sul suo compagno.
“Maledetto nano traditore!” Inveì uno di quelli, dando a Gila altre due coltellate. “Che l’Inferno ti inghiotta!”
“Prendiamo la donna” disse un altro di loro “e portiamola al maestro come ci ha ordinato!”
“E questo?” Chiese uno indicando il cavaliere ferito.
“Ormai è spacciato! Probabilmente non si sveglierà nemmeno più dal suo sonno di morte!”
E sparirono nel buio di quel passaggio, portando Talia con loro.
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AMICO TI SARO' E SOLO QUELLO... E' UN SACRO PATTO DA FRATELLO A FRATELLO
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