"Milady... ragionate... nessuno vuol far del male a questo angelo del Signore... ma rimandondola indietro attraverso il bosco, anche se accompagnata da uno di noi, correrebbe comunque molti più rischi che restando qui... il nostro numero è anche la solo nostra unica forza... meglio restare uniti..."
Alle parole del Cappellano, Gaynor si rese conto che con tutta probabilità egli aveva ragione... il bosco pullulava di nemici, se ne avessero incontrato anche un solo piccolo drappello sarebbero state perdute entrambe. Sentì poi il Cavaliere Nero (così aveva soprannomimanto fra se l'arrogante individuo che affermava di essere il capo) rivolgersi a lei con queste parole: "Lord Frigoros è il signore di queste terre ed anche voi, fino a quando le calcherete, sarete sua suddita!" e subito dopo udì anche Iodix esclamare: "Guardate! Nel libro cosa c'è... è un disegno! Sembra una mappa! E' della sorte un pegno!"
Sempre stringendo a sè Lyan, Gaynor si rivolse dapprima al Cappellano: "Vogliate perdonare la mia irruenza, a volte l'impulsività mi porta a non ragionare. Credo abbiate ragione, sarebbe imprudente uscire da qui senza scorta... vediamo cosa ha trovato Iodix, poi decideremo come muoverci. In quanto a voi" disse poi indirizzando le sue parole al Cavaliere Nero "il discorso è diverso, non è certo l'impulsività a farmi affermare che io non ho padroni e non sono la suddita di nessuno. Vi pregherei dunque di non dimenticarlo quando vi rivolgerete a me la prossima volta, e mi auguro di non doverlo ripetere più in futuro."
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"Amore non è amore se muta quando scopre un mutamento o tende a svanire quando l'altro s'allontana [...] Se questo è errore e mi sarà provato, io non ho mai scritto, e nessuno ha mai amato."
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