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Vecchio 10-12-2010, 01.33.23   #737
Talia
Cittadino di Camelot
 
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Talia sarà presto famosoTalia sarà presto famoso
Eileen... oh Eileen, amica mia...

Quel giorno mio padre fu chiamato dal principe con assoluta urgenza.
“Non puoi andare!” protestai, aggrappandomi con tutte e due le manine alla sua giubba “Avevi promesso di stare con me, oggi!”
“Lo so, lo so... tornerò presto!” mi disse in fretta, lasciandomi vicino ad una porta secondaria del palazzo che dava nel cortile della guarnigione “Tu aspettami qui! Non allontanarti per nessun motivo, torno tra un istante!”
Contrariata, lo guardai sfrecciare via, poi mi voltai e mi sedetti sullo scalino. Avevo appena sei anni e non ero affatto una bambina docile.
Ad un tratto, un rumore attrasse la mia attenzione... era un rumore sommesso, come un singhiozzo soffocato. Mi guardai intorno un momento, incuriosita, poi lentamente mi alzai e mi mossi seguendo quel debole sussurro... raggiunsi una sorta di pergolato che fungeva da magazzino per le merci, mi sporsi un poco, poi iniziai a farmi largo tra quella baraonda di roba... finché trovai la fonte di quel curioso singhiozzare.
Una bambina, che doveva avere all’incirca la mia età, era seduta a terra, si teneva le gambe strette con entrambe le braccia, aveva la fronte appoggiata sulle ginocchia e piangeva in silenzio...
La osservai immobile per un istante... poi chiesi: “Perché piangi?”
La ragazzina alzò la testa di scatto e balzò in piedi: “Non sto piangendo! Tu chi sei?”
Alzai un sopracciglio e la scrutai, scettica: “A me sembrava che stessi piangendo, invece!” sentenziai, con la testardaggine tipica dei bambini.
“Non è vero!” ribatté, poi mi osservò un istante e disse: “Ma io so chi sei: tu sei Talia, la figlia di sir Geoffrey!”
Annuii: “Anche io so chi sei!” ribattei, quasi temendo d’esser da meno “Tu sei Eileen, la figlia del principe Frigoros!”
Lei non disse niente... sembrava combattuta, indecisa sul tono da tenere in quella conversazione: probabilmente Eileen non doveva aver avuto a che fare spesso con altri bambini fino a quel momento.
“Come mai sei qui?” le chiesi dopo un po’.
Lei si guardò intorno, alzò le spalle ma rimase in silenzio.
Io la scrutai un attimo, riflettendo... infine compresi.
“E’ per la tua mamma, vero?” domandai, semplicemente.
Di nuovo rimase in silenzio, però gli occhi le si riempirono di lacrime e, in fretta, li riabbassò a terra.
E in quel momento anche io mi sentii triste. Mio padre mi aveva parlato di quella disgrazia che aveva colpito il regno, della morte prematura della principessa, ma io non l’avevo ben compresa. Non avevo compreso esattamente cosa ciò significasse. Lo capii soltanto in quel momento, guardando gli occhi tristi e impauriti di quella bambina.
Avvilita, mi mossi a disagio e misi le mani nelle tasche del mio abito... distrattamente le dita sfiorarono qualcosa, un oggetto morbido e caldo... lo afferrai e trassi la mano dalla tasca: era una piccola bambola di pezza, così piccola che entrava tutta nel palmo della mia mano... era un oggetto semplice ma mi piaceva, era l’unica bambola che possedevo.
D’istinto feci due passi avanti e la porsi alla ragazzina. Lei alzò gli occhi e la fissò un istante, poi fissò me... non capiva.
“E’ un regalo!” spiegai “E’ per te! Puoi dare il nome dalla tua mamma a questa bambola se ti fa piacere, così la terrai sempre con te!”
Eileen mi fissò basita per un lungo momento... infine sorrise, di un sorriso pieno di gratitudine.
Non si separò mai più da quella bambola. Una volta, molti anni dopo, mi disse che quella bambola serviva soprattutto a ricordarle la lezione che aveva imparato quel giorno: sebbene qualche volta il destino ci sottragga ciò che più amiamo, poi non manca mai di offrirci l’occasione di colmare il vuoto...
“Io persi mia madre quel giorno!” mi disse “Ma trovai una sorella!”

Eileen... oh Eileen, sorella mia...
Quella voce fece di nuovo breccia nella mia mente e mi ripostò in quel cupo cunicolo, spazzando via anche quest’ultimo ricordo. Era come un canto ipnotico, una litania che corrompeva e confondeva le idee...
Tesi la mano libera indietro: “Vieni!” dissi “Vieni, Eileen! Corri!”
Contemporaneamente avvertii la mano del cavaliere scivolare via dalla mia... provai paura per quel distacco, un senso di panico che mi avvolse lo stomaco... ma era come se quel canto mi stesse trascinando altrove...
La parte razionale della mia testa lo comprese e mormorai: "Guisgard!"
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** Talia **


"Essere profondamente amati ci rende forti.
Amare profondamente ci rende coraggiosi."

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