Cittadino di Camelot
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Il giovane Morven si guardò attorno per qualche istante, piuttosto confuso.
Gli scocciava ammetterlo, ma tutte quelle circostanze lo avevano messo in difficoltà. Aveva sfiorato in pochi minuti tutta una immensa gamma di emozioni che andavano dall'ira alla paura, dallo scoramento alla tracotanza, per dover infine accorgersi di essere forse ancora troppo giovane ed inesperto per poterle fronteggiare e dominare nella maniera più corretta.
Si era messo in viaggio con i più nobili intenti di guidare quella piccola compagnia e di proteggere Lady Gonzaga, ed invece aveva finito per esporre tutti ad una pericolosa situazione. Perfino Samsagra, che pure gli era tanto cara, era stata messa in pericolo, alla mercè di quel vile mendicante.
L'apparizione del Cavaliere del Giglio lo aveva sorpreso non poco. Morven lo aveva fissato a lungo, con stupore, e all'udire il suo discorso, aveva in cuor suo ringraziato il Cielo, e aveva pensato che l'intervento di quell'uomo fosse stata una provvidenziale risposta alla sua preghiera.
Così felice al pensiero di poter riavere la sua spada, Morven promise al cavaliere che sarebbe andato al suo castello e che lo avrebbe sfidato. Non pensò nemmeno per un istante alle conseguenze di quelle parole. Non calcolò il peso, l'importanza e i rischi di quella sfida. Non si domandò chi fosse il cavaliere e perchè avesse in tal modo riscattato la sua arma. Così felice egli era, al pensiero di poterla impugnare ancora, che non fece nessuna delle considerazioni pratiche che sarebbe stato utile fare in quel frangente. Promise, senza battere ciglio, e appena il Cavaliere Gigliato ebbe spronato il cavallo lontano da loro, Morven si inginocchiò sull'erba e delicatamente prese Samsagra tra le mani, come avrebbe preso una creatura delicata e preziosa. La strinse a sè, quindi, ringraziando il Destino che lo aveva aiutato, si sollevò e con cura rimise la spada nel fodero.
Solo allora, quando ebbe sentito il familiare peso di Samsagra al suo fianco, Morven prestò orecchio ai discorsi di Gonzaga e di Goldblum.
Ascoltò con grande interesse quello che la ragazza aveva da dire, e pensò che era stata una gran fortuna l'averla incontrata, chè Gonzaga mostrava di conoscere molto bene quelle terre e la loro storia, e la conoscenza degli uomini e dei luoghi è sempre fondamentale per la riuscita di un'impresa.
Quando ebbe finito con quel racconto, Gonzaga si era rivolta verso di lui:
"Non so se questo misterioso cavaliere possa far parte di questo passato, ma e meglio non fidarsi , anche lui vuole la vostra spada... e noi dobbiamo fare in modo che nessuno all'infuori di voi la possa impugnare. Abbiamo deciso il da farsi?"
Quelle parole servirono a riportare Morven alla realtà, ad ancorarlo fortemente a Gonzaga, a Goldblum e alla realtà che lo corcondava. Ripetè a se stesso che, se avesse continuato ad inseguire le sue strane fantasie, non sarebbe giunto da nessuna parte, e non sarebbe stato di alcuna utilità nè a se stesso nè ai suoi compagni.
Decise che da quel momento sarebbe stato più deciso nelle sue azioni, e più responsabile del suo operato.
Sorrise gentilmente delle parole di Gonzaga. Le prese la mano e si chinò ad omaggiarla con un gesto galante.
"Milady, vi ringrazio per la pena che vi siete data per la mia spada!"
Tornò a fissarla negli occhi, e finalmente la sua espressione si fece più distesa.
"Non temete... non commetterrò più l'errore di mettere Samsagra in pericolo. Nessuno potrà mai togliermi questa spada, perchè mi è stata donata da una volontà che trascende la comprensione degli uomini!
... E poi, " scherzò a quel punto, con voce più serena "con due compagni fieri e leali come voi e sir Goldblum, chi mai potrai attentare alla sua sicurezza? Samsagra ci proteggerà, come noi proteggeremo lei!"
Quindi rivolse un sorriso amichevole a Goldblum, e con nuovo entusiasmo, rispose ai suoi compagni.
"Amici miei, comprendo i vostri dubbi e le perplessità che la storia narrataci da Milady possa aver indotto nelle vostre menti, ma vedete... siamo giunti fino a questo punto, e come voi stesso, Goldblum, avete detto quando ci siamo nuovamente incontrati, la nostra missione non è finita... lo dobbiamo a noi stessi e ai nostri compagni... a quelli che sono morti e a quelli che forse invece attendono ancora il nostro arrivo! Quindi riprendiamo il nostro cammino e seguiamo questo sentiero fino alla chiesa, così come ci è stato detto da quel mendicante... seguiamo la nostra strada, e accettiamo quello che il Fato ci ha riservato!"
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"E tu, Morrigan, strega da battaglia, cosa sai fare?"
"Rimarrò ben salda. Inseguirò qualsiasi cosa io veda. Distruggerò coloro su cui avrò poggiato gli occhi!"
Ultima modifica di Morrigan : 23-11-2010 alle ore 19.51.32.
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