Nello stesso momento, in un luogo sconosciuto e maledetto, nel cuore più oscuro del bosco, due figure si trovavano in un'umida cella.
Uno era incatenato alla parete e l'altro era il suo carceriere.
"Cos'hai da guardarmi, nano?" Domandò con rabbia Guisgard al suo carceriere. "Cerchi di spaventarmi? Credi davvero che le parole di uno storpio come te possano intimorirmi?"
Il nano continuava a fissarlo senza dire niente.
"Al diavolo!" Esclamò Guisgard. "Non so cosa sia più sgradevole in questa maledetta storia... se questa cella maleodorante, queste dannate catene che mi stanno segando i polsi o il fatto di avere davanti agli occhi un cane come te!"
"Continui ad insultarmi..." prese a dire il nano "... ma questo non cambierà la tua posizione..."
"Togliti di mezzo e va all'Inferno!" Ringhiò Guisgard.
"Sono morte molte giovani qui dentro..." disse il nano.
"Già ed ora, a quanto pare, la prossima festa sarà in mio onore, vero?"
Il nano lo fissò di nuovo senza rispondere nulla.
Ad un tratto si udirono dei passi ed un attimo dopo due uomini tatuati entrarono nella cella.
Uno dei due cominciò a colpire Guisgard con violenti calci allo stomaco e ai fianchi.
E quando il cavaliere si accasciò per il dolore, i due lo liberarono dalle catene e lo tirarono su.
Gli legarono poi i polsi dietro la schiena e lo condussero via, sotto gli occhi del nano.
"Dove... dove mi portate...?" Chiese Guisgard con il fiato che ancora risentiva dei colpi subiti.
"Sta zitto, feccia Cristiana!" Lo zittì uno dei due uomini tatuati.
I tre giunsero poi in una stanza illuminata da alcune torce alla pareti.
C'era un grande tavolo di legno massiccio e vari utensili su di esso.
Al centro della stanza vi era un piccolo pozzo, con alcune catene che dal soffitto pendevano su di esso.
Guisgard allora fu legato a quelle catene e lasciato penzolare sul pozzo.
In quel momento, da una porta laterale, nella stanza entrò un omino di età avanzata.
Era magro e con la faccia rugosa.
I suoi occhi erano bianchissimi ed inespressivi, i capelli grigi e cortissimi e con una leggera peluria sul viso.
"Chi... chi sei... tu?" Chiese Guisgard al vecchio.
"Oh, ma questo non è importante ora, mio buon amico..." rispose con una voce calma e calda il vecchio "... la domanda invece credo più opportuna sia dove siamo..."
Guisgard lo fissò.
"Questo è il Pozzo del Supplizio, mio sventurato amico..." continuò il vecchio, mentre teneva con le mani gli occhi di Guisgard aperti per controllare in che stato fosse il cavaliere "... bene, vedo che sei abbastanza cosciente... cosi che tu stesso possa renderti conto di ciò che ti accadrà ora..."
Il vecchio allora si avvicinò al tavolo e cominciò a preparare i vari utensili che si trovavano su di esso.
"Trovo che sia molto ingiusto, sai..." riprese a dire "... che la tortura non venga definita come una forma d'arte... ti stupiresti, credimi, se potessi vedere i numerosi ed esotici metodi che hanno escogitato in Oriente per causare dolore al proprio prossimo... io fui apprendista di un cinese e da lui imparai i più bizzarri e crudeli modi per torturare i miei simili... lui fu al servizio dei mongoli dell'Orda d'Oro..."
Si voltò verso Guisgard e lo fissò con indifferenza.
"Vuoi sapere quale supplizio subirai?" Chiese il veccio. "Bene, voglio rivelartelo... qualcuno crede che non faccia differenza, ma io sono convinto che suscitare la paura nel prigioniero aumenti l'efficacia della tortura..." e rise in maniera grottesca "... ebbene, sarai immerso in un calderone, colmo di acqua calda. Non caldissima, diciamo 60, 70 gradi. Resterai a bollire fino a quando la tua pelle comincerà a gonfiarsi pian piano. Si formeranno piccole bolle destinate a rompersi, lasciando il posto a piccole piaghe. E lì comincerà il mio lavoro... io con questo piccolo coltello" disse mostrandogli uno dei coltelli sul tavolo "ti allargherò ciascuna di quelle piaghe... e da esse ti strapperò via, pian piano ed a piccoli strati, tutta la tua pelle, mio buon amico..."
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AMICO TI SARO' E SOLO QUELLO... E' UN SACRO PATTO DA FRATELLO A FRATELLO
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