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Originalmente inviato da bogomil
Certo una Morgana, donna-maga-dea-fata-indipendente che cura, che ha il potere di cambiare forma che è la regina di Avalon(che non è il paradiso cristiano) e' comodo che sia incestuosa e madre di colui il quale attenterà a Re Artù.
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In effetti bisogna considerare anche che il tema dell'incesto fraterno è comune a moltissime mitologie e culture: Zeus ed Era (che dividono il talamo prima ancora che il dominio dell'Olimpo), Apollo e Artemide (che si accoppiano nei momenti di eclisse), Castore e Polluce (all'origine uno dei Dioscuri era femmina...); e ancora presso gli antichi egizi dove il faraone sposava la propria sorella, o presso alcune comunità di indiani d'America, eschimesi, persiani, Incas... E, naturalmente, le antiche popolazioni celtiche non facevano eccezione. Basti pensare al concepimento incestuoso dell'eroe tradizionale irlandese Cuchulainn. L'incesto, quindi, come Diade per eccellenza. E' in questa ottica che va inquadrato, probabilmente, il rapporto tra Artù e la sorella (verosimilmente Morgause). I cronisti (cistercensi) della
Vulgata e della
Post-Vulgata ovviamente dovevano dare necessariamente una connotazione negativa a questo rapporto, dovevano salvaguardare la morale del pubblico a cui tale opera era destinata. E', probabilmente, per questa ragione che ribadiscono l'assoluta involontarietà del rapporto incestuoso da parte dei due fratelli e, d'altra parte, la nascita di Mordred che segnerà la fine della Tavola Rotonda, è una prova evidente (almeno nella logica del racconto cristianizzato) che un tale rapporto poteva unicamente portare alla catastrofe.
A ben vedere, nella
Vita Merlini, è possibile riscontrare un accenno a un legame incestuoso (o, quantomeno, morboso) fra Merlino e sua sorella Ganieda (entrambi coniugati ma infelici o disinteressati dei rispettivi compagni). E' stato Robert de Boron (cistercense...) che ha introdotto il personaggio di Viviana a cui Merlino poteva indirizzare il suo interesse erotico nell'ambito di una morale più "tradizionale".
E forse, è solo quando Morgana ha perso definitavamente i caratteri di fata per assumere quelli di strega, che gli scrittori (o, in tempi più moderni, i cineasti) hanno associato a lei il tema dell'incesto (che ormai aveva perduto del tutto i caratteri primitivi di ierogamia perfetta, per assumere quelli di un "semplice" peccaminoso abominio). Chi meglio di Morgana poteva macchiarsi di un tale "crimine" davanti agli uomini e davanti a Dio? Ed è un peccato perché il bigottismo o, se vogliamo, un eccesso di semplificazione, ha rischiato di banalizzare e di rendere assolutamente bidimensionale uno dei personaggi più complessi della saga arturiana (oltre che uno di quelli che più amo...).
Per chi fosse interessato ad approfondire questo argomento, consiglio un capitolo (dal titolo che non si presta ad equivoci:
L'incesto sacro) del volume
Merlino o l'eterna ricerca magica di Jean Markale.