| Cittadino di Camelot 
				
				
				
				
				
			 
				Registrazione: 21-08-2010 
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			A Morven bastò un gesto, quell'unico gesto, e dimenticò di colpo la  stanchezza, il fastidio alla gamba, il piacevole tepore del fuoco, il  profumo invitante del cibo e il sapore avvolgente della tisana.Scattò in piedi e senza una parola, subito seguì Louis nella stanzetta in cui si trovava l'incudine.
 Il cavaliere allora gli mostrò finalmente quell'oggetto che entrambi avevano tanto esitato a nominare.
 
 "Non sta prendendo vita... ha già vita propria..."
 
 Queste parole del cavaliere gli risuonavano nella testa, pulsanti e vive, fin quasi a dargli una strana vertigine.
 Pensava  a quella frase, e quella frase si intrecciava al suo sogno, che  prendeva vita nuovamente nel suo ricordo, forte e possente come anni  prima, quando lo aveva sognato... incredibile come il ricordo di una  sola, unica notte possa restare talmente indelebile nella memoria, fin  nei minimi dettagli... incredibile pensare come esso possa informare di  sè un'intera vita... e mentre si perdeva in quei ragionamenti, un  bagliore di fiamma della fucina si riflesse sulla lama della spada, ne  percorse tutto il filo, come linfa della terra nascosta ed interrotta  dalle incrostazioni e dalle impurità, ed infine esplose in scintilla  sulla punta. Fu il bagliore di un attimo. Gli parve di coglierlo con la  coda dell'occhio, ma Morven stesso non era del tutto certo di aver  veduto sul serio quel guizzo di vita, che somigliava all'urlo di un  prigioniero che tende le mani oltre gli stretti spiragli di una grata,  chiedendo di essere liberato. Tornò più e più volte a fissare quella  spada, ma quel bagliore non apparve più.
 
 "... alla fine allora decisi di lasciarla a marcire qui dentro... il calcare,  la ruggine e l'umidità l'hanno resa come la vedi ora..."
 
 Man  mano che le parole di Louis penetravano nella sue orecchie, Morven vi si  perdeva sempre di più. Non lo interruppe, non chiese nulla. La sua  mente era catalizzata da quell'oggetto, come se si fosse trattato di  calamita che attirava come sfere metalliche le sue iridi. Non riusciva a  staccare gli occhi da quell'incudine, e quando il suo ospite gli  descrisse lo stato di abbandono di quella spada, ad ogni sostantivo  Morven avanzò di qualche passo verso di essa, come incantato da una  malia, dal canto irresistibile di una sirena che gli allacciava le  braccia bianche e nude intorno al collo.
 E l'avrebbe toccata, per  senza averne ricevuto il permesso... l'avrebbe toccata, la stava quasi  toccando... quando si udirono dei lievi colpi alla porta, che  intervennero ad interrompere quel momento di sospensione.
 Louis tacque, e Morven, istintivamente, svegliato da quel sogno, si ritrasse e indietreggiò.
 
 Louis  si mosse nelle stanze attigue, per vedere chi fosse giunto inatteso  nella sua casa. Era insolito, mormorò uscendo, che qualcuno si trovasse a  passare di la. Ma Morven non lo seguì. Non ci riuscì. Non poteva  staccarsi da quel luogo, non in quel momento, in cui i pezzi del suo  sogno stavano tornando vividi nella sua mente, e cominciavano a ruotare e  a posizionarsi in maniera sempre più esatta, come piccoli pezzi di un  mosaico.
 
 Così, non appena fu rimasto solo, fece ciò che un attimo prima aveva esitato a fare.
 Si  avvicinò, e con delicatezza impugnò l'arma. La sollevò con cura estrema  e la tese infine davanti al suo viso. Trattenne il fiato, la studiò con  gli occhi, come volesse scoprire ciò che le impurità ancora tenevano  nascosto. Quindi, quasi con timore, cominciò a passare il  palmo della mano lungo la lama. Gli occhi sgranati, la bocca dischiusa,  le visioni si riversarono e si affollarono nella sua mente... le sue  labbra si mossero automaticamente a ripetere quelle parole che anni  prima il sogno gli aveva svelato... quelle parole per lui ancora  incerte, cui aveva cercato di dare un senso per tutto quel tempo...
 
 "Cingi, prode, la spada al tuo fianco... nello splendore della tua maestà ti arrida la sorte..."
 
 Ma  proprio in quell'attimo, qualcosa si spezzò. Morven ebbe paura, e  rifuggì quelle visioni. Depose frettolosamente la spada sull'incudine,  come se quel metallo lo avesse scottato. Si voltò e si precipitò fuori.
 Quando irruppe nella stanza vicina, si dovette fermare di colpo sulla soglia, stupito.
 Una  fanciulla, dai bei tratti e dalla voce bassa e gentile, era in piedi di  fronte a lui e si stava congedando dal cavaliere. Senza capire cosa  stesse accadendo Morven fissò Louis in attesa di una sua risposta.
 
				__________________"E tu, Morrigan, strega da battaglia, cosa sai fare?"
 "Rimarrò ben  salda. Inseguirò qualsiasi cosa io veda. Distruggerò coloro su cui avrò  poggiato gli occhi!"
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