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Vecchio 19-10-2010, 00.24.05   #249
Guisgard
Cavaliere della Tavola Rotonda
 
L'avatar di Guisgard
Cavaliere della tavola rotonda
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Residenza: Dalla terra più nobile che sorge sotto il cielo
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Guisgard di lui non si fa che parlare beneGuisgard di lui non si fa che parlare beneGuisgard di lui non si fa che parlare beneGuisgard di lui non si fa che parlare beneGuisgard di lui non si fa che parlare beneGuisgard di lui non si fa che parlare bene
Quella cella era buia, umida e maleodorante.
Si respirava un odore di marcio, di putrido, come se in quel luogo stesse marcendo qualcosa.
Le catene erano strette e massicce e Llamrei sapeva che non sarebbe mai riuscita a forzarle.
Da lontano si udiva sempre quella ossessiva litania, recitata da tante voci sovrapposte.
Un lieve chiarore giungeva dall'alto, dove presumibilmente vi era qualche apertura.
Ad un tratto la litania cessò ed un'irreale silenzio avvolse la cella di Llamrei.
Ed allora la donna cominciò a sentire qualcosa.
Una specie di lamento soffuso, soffocato e solo a stento percepibile.
Llamrei cercò di capire da dove provenisse.
Era vicino.
Poteva quasi avvertire il lieve respiro che accompagnava quel lamento.
La donna comprese allora che era molto vicino.
In quel momento udì dei passi.
Un attimo dopo una luce illuminò il soffitto della cella, dove vi era l'unica apertura.
Tre uomini, simili a quello ucciso da Guisgard e portato alla corte di Frigoros, si affacciarono da quell'apertura.
Uno di loro aveva una torcia.
La cella allora si illuminò per un istante, abbastanza da permettere a Llamrei di voltarsi, attirata di nuovo da quel lamento soffocato e vedere uno spettacolo raccapricciante.
Una giovane, irriconoscibile, era legata a pochi passi da lei.
Aveva il corpo martoriato in ogni parte, senza più pelle in molti punti a rivestirlo, mentre ancora la carne pulsava sanguinante senza più protezione.
Il volto era celato da una fascia di pelle, mentre la bocca era chiusa con spilli e chiodi.
La digraziata giovane cercò di allungare la mano verso Llamrei, ma le catene erano troppo pesanti, mentre dall'apertura sul soffitto si udivano le sadiche risate dei tre uomini con la torcia.
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AMICO TI SARO' E SOLO QUELLO... E' UN SACRO PATTO DA FRATELLO A FRATELLO
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