Guisgard continuò a suonare la sua ocarina senza rispondere nulla alle parole di Elisabeth.
Come spesso accadeva, lasciava a quella musica narrare dei suoi pensieri, delle sue inquietudini.
Il suono della sua ocarina era spesso diverso.
Ora sembrava tradire malinconia, ora solitudine.
L'alba era ormai sorta.
I poeti e gli innamorati dicono di odiarla.
Forse perchè quando giunge porta via con sé i sogni.
Ma Guisgard aveva sogni?
Forse erano volati via tutti, sulle note della sua ocarina, la sola che sembrava capace di stargli vicino nei suoi momenti di solitudine.
Una solitudine che echeggiava insopportabile ed opprimente per le deserte strade di Cartignone.
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AMICO TI SARO' E SOLO QUELLO... E' UN SACRO PATTO DA FRATELLO A FRATELLO
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