Morven sollevò un sopracciglio, evidentemente contrariato. Lanciò un lungo sguardo, sfacciato e impertinente, a quel sir Dukey che aveva testè parlato.
Quell'uomo aveva osato passare su tutti loro uno sguardo di disprezzo, come un dio avrebbe guardato un satiro... non lo poteva tollerare!
La mano gli corse ad una delle lame, ma in quell'istante gli occhi gli caddero sul volto del principe, contratto da un dolore immenso, e subito sul bel viso della fanciulla che gli sedeva accanto, che era avvolto da una strana, bruciante angoscia. Si quietò. Mai avrebbe potuto offendere, in alcun modo, la casa del loro gentile ospite.
Si limitò allora a rispondere allo sguardo dell'altero cavaliere con uno sguardo altrettanto tagliente. Le sue dita si soffermarono a giocare con palese insistenza con l'elsa della spada, stringendo l'anello dell'impugnatura e seguendo le decorazioni del manico, e mentre ripeteva quel gesto, con voce sommessa iniziò a cantilenare una frase, con finta aria di chi stia gettando al vento parole a caso:
"Ha dispiegato la potenza del suo braccio, ha disperso i superbi nei pensieri del loro cuore..."
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"E tu, Morrigan, strega da battaglia, cosa sai fare?"
"Rimarrò ben salda. Inseguirò qualsiasi cosa io veda. Distruggerò coloro su cui avrò poggiato gli occhi!"
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