Discussione: Ardea de'Taddei
Visualizza messaggio singolo
Vecchio 11-10-2010, 03.03.18   #237
Guisgard
Cavaliere della Tavola Rotonda
 
L'avatar di Guisgard
Cavaliere della tavola rotonda
Registrazione: 04-06-2008
Residenza: Dalla terra più nobile che sorge sotto il cielo
Messaggi: 51,903
Guisgard di lui non si fa che parlare beneGuisgard di lui non si fa che parlare beneGuisgard di lui non si fa che parlare beneGuisgard di lui non si fa che parlare beneGuisgard di lui non si fa che parlare beneGuisgard di lui non si fa che parlare bene
ARDEA DE' TADDEI

"Accanto alla fonte si vedevano le rovine di
una cappelletta con il tetto in parte diroccato."
(Walter Scott, Ivanhoe, XVI)


QUINTA QUESTIONE: MADDOLA, L'ENIGMA DELLA VAMMANA



La contrada di Maddola sorgeva nella zona Settentrionale del feudo delle Cinque Vie.
Posta tra i grandi monti che racchiudevano il passaggio verso l’interno, questa contrada era adagiata in una grande e fertile vallata.
Ed i monti, che apparivano come giganti addormentati a guardia di quel mondo, erano legati fra loro dai resti di un grandioso e colossale acquedotto romano, che attraversava la vallata con un’impotenza tale da rendere nulli i secoli che erano passati dalla sua fondazione.
Come una fiera ed indomita immagine della forza dell’uomo ad ammansire la natura, questa ciclopica costruzione, con le sue ampie ed alte arcate, dominava quelle terre come se la grandezza di Roma fosse ancora là ad intimorire possibili conquistatori.
Durante le stagioni calde, Maddola appariva luminosa e splendente, come un inno alla natura con i suoi colori, i suoi profumi e tutti i suoi suoni.
Un tripudio delle tonalità più fresche che la natura sa assumere attraversavano quel ridente territorio ed il Sole lo baciava con tanta foga ed ardore da apparire come il più appassionato tra gli innamorati.
Ed infatti solo un amore così bello, tra tutti gli elementi che compongono il mondo, poteva spiegare la meravigliosa immagine che Maddola dava di se tra la fresca e sognante Primavera e la calda e luminosa Estate.
L’Inverno invece mutava di getto questa solare ed accogliente immagine, dando a Maddola un volto totalmente diverso durante il suo passaggio.
Anticipato dal piovoso e ventoso Autunno, il freddo Generale, al suo arrivo, portava con sé un manto di foschie ed umidità.
L’intera valle veniva circondata da una pesante e spessa foschia, capace quasi di estraniare Maddola dal resto del mondo.
E l’unica cosa capace di squartare quel velo era il rigido gelo, che durante i mesi più freddi dell’anno raggiungeva ed avvolgeva l’intera contrada.
E fu proprio nel pieno Inverno che Ardea e Biago giunsero alle soglie del territorio di Maddola.
E lo scenario che si mostrò ai loro occhi parve ai due viaggiatori come il preludio di ciò che avrebbero dovuto affrontare.
La grande via, che sorgeva quasi a fatica tra la selvaggia e folta vegetazione del bosco, era tanto angusta quanto sconosciuta ai due viandanti.
Il cielo era grigio e scuro, solo a tratti lacerato da macchie di luce, come se il Sole a stento tentasse di affacciarsi sull’umida terra.
L’aria era pesante ed un freddo vento soffiava in quell’inospitale scenario.
“Questa valle sembra volerci ricacciare indietro” disse Biago con il volto contratto dal tagliente vento “o è solo una mia impressione?”
“No, non ti inganni.” Rispose Ardea, scrutando con attenzione quel luogo. “La natura appare inospitale ed anche il vento sembra condurre con sé lamenti e minacce.”
“Qui l’Inverno” disse Biago “comincia a mostrare i muscoli. Rimpiango il caldo ed accogliente ozio della corte afragolignonese.”
“Anche io rimpiango il mio mondo e la mia vita...” rispose Ardea con tono sarcastico “...ma dimentichi che non siamo giunti fin qui per un viaggio di piacere!”
Biago sorrise ironicamente.
“Riprendiamo il cammino” aggiunse Ardea “prima che la notte ci colga ancora in questa bosco.”
“Dubito che la notte possa essere più buia di questo posto!” Rispose Biago con un tono tra la beffa ed il dramma.
Così, i due ripresero il loro cammino, fino a quando, ormai prossimi al crepuscolo, avvistarono da lontano la valle di Maddola.
Era circondata da un’alta ed inquietante nebbia, dalla quale emergevano, quasi a fatica, le arcate più alte dell’antico acquedotto romano.
“Se per tutto il giorno la nebbia ha dominato questo posto” cominciò a dire Biago “non oso immaginare come sarà la notte da questa parti!”
“La valle è ancora troppo lontana” disse Ardea “e continuare sarebbe da sciocchi. Ormai è quasi notte.”
“Cos’è quell’immensa costruzione che appare tra la nebbia in lontananza?” Chiese Biago indicando l’acquedotto.
“E’ un antico e maestoso acquedotto di età romana.” Rispose Ardea. “Era capace di rifornire d’acqua diverse città che sorgevano a nord di Afragolignone.”
“Accidenti!” Esclamò Biago. “Ed è ancora in piedi dopo tutto questo tempo?”
Ardea sorrise.
“Già e faremmo meglio a cercare un riparo per stanotte, visto che non possiamo vantare la stessa resistenza di quella poderosa struttura.” Disse il cavaliere.
Proseguirono ancora fino a quando avvistarono una piccola luce in lontananza.
La raggiunsero e scoprirono che proveniva da una vecchia chiesetta abbandonata.
La facciata era semplice e consumata ed una vecchia campana si affacciava ad accogliere qualche sperduto visitatore.
Una grande croce di ferro battuto dominava la sommità del sacro edificio ed una pesante porta di legno di quercia, rinforzata da spesse barre di ferro, sbarrava l’ingresso a chiunque volesse profanare quel luogo di preghiera.
E spinti dall’oscurità ormai dominante e dal freddo vento che aveva cominciato a soffiare con ancora più vigore, i due decisero di bussare a quella porta, sperando che oltre ai simboli della Fede anche le carità Cristiane abitassero quell’austero edificio.


(Continua...)
__________________
AMICO TI SARO' E SOLO QUELLO... E' UN SACRO PATTO DA FRATELLO A FRATELLO
Guisgard non è connesso   Rispondi citando