In una delle domeniche dello scorso agosto mi sono recata al Lago di Tovel che è situato in Val di Non (TN). Ha la curiosa caratteristica di colorarsi di rosso verso l'imbrunire; delle recenti ricerche scientifiche motivano questo fenomeno con la presenza di un'alga particolare che salendo in superficie provoca lo strano fenomeni dell'arrossamento. Le leggende popolari del luogo tuttavia forniscono un'altra particolare spiegazione che credo vi possa piacere. Ve la riposto qui sotto, buona lettura!
LA LEGGENDA
 Come spesso avviene, anche nel caso 
dell’arrossamento del Lago di Tovel  la cultura popolare ha cercato di offrire una sua interpretazione  fiabesca e mitologica  dei fatti. Ne è nata la suggestiva leggenda della  Regina Tresénga, nella quale rimbalzano gli echi delle contese, queste  storicamente documentate, tra gli abitanti  di Tuenno, della Val di Non,  e quelli di Ragoli, per il predominio sui territori di montagna del  Brenta.
  
 
 Il destino aveva voluto, che la bella e coraggiosa Tresénga, fosse l’unica figlia dell’ultimo re di Ràgoli. 
Ella  avrebbe dovuto scegliere un principe. ma il desiderio di mantenere unito il suo fiorente regno, le fece scegliere  il nubilato; con la consapevolezza, che il regno, avrebbe cessato di  esistere alla sua  morte.
  Così i giovani più forti e coraggiosi vennero spediti come  ambasciatori nelle capitali dei regni vicini, con l’annuncio che  Tresénga rinunciava alle nozze.
  Si astenessero, quindi, i giovani prìncipi e i cavalieri dal  presentarsi a Ràgoli colmi di doni per chiedere la mano della giovane e  bella regina.
  Tutti i pretendenti ne presero atto a malincuore e rivolsero altrove le loro mire.
  
 Tutti, a eccezione di Lavinto, re di Tuénno, che in barba agli  ambasciatori e ai loro editti, si recò a Ràgoli con un gran sèguito di  dame e cavalieri.
  A Lavinto, in verità, poco interessava Tresénga: ciò che più gli  premeva era metter le mani sul quel piccolo regno ricco di pascoli e di  boschi che faceva gola a molti e che avrebbe fatto di Tuénno una vera  potenza invincibile.
  
 Tresénga impassibile alle avance di Lavinto lo respinse. Lavinto lasciò Ràgoli, ma si accampò nei dintorni e nei giorni seguenti  fece recapitare alla regina grandi mazzi di fiori di campo, con anelli  d’oro e d’argento infilati in ogni gambo... Provò a convincere la regina  recalcitrante con lunghe e appassionate lettere d’amore e con romanze  fatte comporre per l’occasione dal suo menestrello.
  
  A quel punto il dubbio cominciò a insinuarsi nella mente della buona Tresénga.
  
 – Miei fidi Ragolesi– confidò la regina all’assemblea dei  capifamiglia, – voi sapete con quanta insistenza Lavinto sta chiedendo  la mia mano. Se fosse per me, non cederei nemmeno dinanzi a una montagna  d’oro, ma mi preme che voi siate guidati da un re forte e potente...  Ditemi ancora una volta cosa volete: Tresénga madre, oppure Tresénga  regina? Anche quella volta nessuno dubitò e tutti urlarono: – Tresénga  regina!
  
 Fu così che all’alba del giorno dopo l’accampamento del re di Tuénno  si svegliò al fracasso della gente di Ràgoli che, armata di spade,  forche e bastoni, era già in vista del campo nemico: a Lavinto non  rimase che riconoscere almeno per il momento la sconfitta – la prima  della sua vita – e far ritorno a Tuénno!
  
 La Regina Tresinga, bella, forte e risoluta, partì dunque con i suoi  da Ragoli alla volta dei monti del Brenta, in modo da porre la parola  fine alle continue dispute per  i confini con la gente di Tuenno.  L’intenzione era di impadronirsi delle montagne che fanno corona alla  Val di Tovel, ricche di preziosi pascoli.
  
 Tresinga e i suoi  fidati avanzarono fino al Castellazzo,che domina  la valle dal bordo del Pian della Nana, ponendovi il loro quartier  generale; le truppe scesero accampandosi al  Campo di Flavona e a Malga  Tuenna, spingendo con la forza verso la zona del lago gli avversari.
  
  Il piano di Tresinga e dei suoi capitani era semplice: calare in   massa dal Castellazzo e dalla Flavona verso la conca del lago, sferrando  l’attacco finale.
  Così fecero, ma non tennero conto dell’astuzia dei soldati di Tuenno,   che avendo il favore della perfetta conoscenza dei luoghi, si erano  disposti a piccole pattuglie, con tante sentinelle, nei boschi di Tovel.
  
 Quando le truppe di  Tresinga, con tanto di cavalleria, fanteria e  vessilli,giunsero così sulle rive del lago, alle loro spalle piombarono i  nemici, stringendole come in un anello.
  Iniziò così  una furibonda battaglia, che vide i soldati di Ragoli  avere la peggio; solo Tresénga e pochi dei suoi riuscirono a sfondare  l’accerchiamento fuggendo verso la valle,  ma dietro il dosso che sbarra  il lago stava in agguato una pattuglia nemica.
  
  Per la fiera Regina e i suoi non ci fu scampo, ma anche nella fazione opposta le  perdite furono enormi.
  Il sangue fu versato in quantità così copiosa che da quel giorno le  acque del lago si colorarono di rosso e a perenne memoria della valorosa   regina il torrente emissario conserva il nome di Tresenga.
  Oggi il Lago di Tóvel ha perso la sua rossa magia, ma nelle notti di  luna piena è ancora possibile udire sulle rive occidentali un lamento di  donna: è la povera Tresénga che piange la morte dei suoi fedeli sudditi  e amici.
  
 
 Per correttezza informo che tutte le informazioni sono state tratte dal sito http://www.albergolagorosso.it/ita/p...lago_rosso.php che a sua volta si rifà a "Lo spettacolo della natura e i segni dell'uomo" di Sandro Zanghellinin (In vendita presso il Centro Visistatori del Parco Naturale Adamello Brenta) e a "Leggende Trentine" www.mauroneri.eu