Discussione: Il sigillo di Mariel
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Vecchio 04-09-2010, 06.24.12   #10
Morrigan
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- III -



Calendimaggio stava già arrivando. C’era festa nell’aria e la corte era in subbuglio. Presto sarebbe giunto il giorno del genetliaco della principessa Mariel, e fervevano i preparativi per quell’occasione. Perché in quell’anno, quel festeggiamento avrebbe assunto un significato speciale. Compiva sedici anni, la principessa, ed era quella l’età in cui il re aveva promesso di darla in sposa.
Già a corte erano giunte le missive di auguri dalle terre vicine e dai regni alleati, ed insieme a queste, le richieste di principi e campioni del regno di poter patercipare alla tenzone prevista per ottenere la mano della nobile fanciulla. Perché la bellezza che Mariel era diventata era ormai una leggenda che si era sparsa tra le castellanie, ma insieme a questa voce si era diffuso anche il racconto legato al suo futuro matrimonio.
La madre di Mariel, la buona regina Hellides, era precocemente defunta anni prima, lasciando il re addolorato e la principessa bambina. Prima di spirare, tuttavia, aveva fatto promettere al marito che avrebbe fatto sposare la figlia al compimento esatto dei suoi sedici anni. Aveva disposto altresì che lo sposo non venisse scelto né dal re, né da altri, ma che fosse eletto grazie alla vittoria che egli avrebbe dovuto conquistare in un torneo.
Così la corte si apprestava ad accogliere l’arrivo di questi nobili cavalieri e del loro seguito. Scudieri, palafrenier, valletti… in pochi giorni il castello divenne un via vai di genti, un brulicare di voci, di convenevoli, di scommesse azzardate e di arroganti battute.
Mariel, dalle sue finestre, seguiva il passaggio dei cavalieri che giungevano ogni giorno. Sapeva perché erano lì, le sembrava quasi, guardandoli, di poter leggere i loro pensieri. E ne rideva. Con un gesto gaio, si voltò nuovamente verso le altre dame e si allontanò nuovamente verso il centro della stanza.

“Chiudete gli scuri”, ordinò ad uno dei suo valletti “Per oggi ne ho abbastanza!”

Quindi battè lievemente le mani.

“Danziamo!”, disse.

E attorno a lei si animò come sempre la festa. I menestrelli intonarono liete ballate, e Mariel e le sue compagne iniziarono a provare i passi delle danze che avrebbero dovuto ballare con i loro accompagnatori alla festa.

“Quegli sciocchi cavalieri, con la loro superbia e le loro vanterie!” esclamò d’un tratto con sarcasmo, rivolta alle sue dame, mentre le guancie le si accendevano per la dolce foga della danza “Vengono qui convinti di liquidare l’intera faccenda con qualche colpo di spada e di lancia, e di riportare a casa il premio ambito… stolti! Non sanno che cosa li attende!”

Esplose in una risata argentina, subito imitata dalle altre fanciulle.
Ma proprio in mezzo a quel coro di allegrezza, la principessa di colpo tacque, si fermò e il suo sguardo si fece attento. Le risate delle fanciulle si spensero ad una ad una, e persino i musici, vedendo che ella aveva smesso di danzare, poggiarono a terra i propri strumenti.
Mariel, con passo sicuro, si diresse verso l’angolo più distante della sala. Si fermò, fissò i suoi occhi chiari sulla figura del soldato che, composto e silenzioso, era di guardia a quella sala

“Voi siete cavaliere, milord?”, chiese.

“Non potrei altrimenti essere al vostro servizio, milady”

Grazie a quella risposta affermativa, la principessa sermbrò guardare il giovane con nuovo interesse.

“Dunque nessun impedimento vi vieterebbe, ad esempio, di partecipare ad un torneo…”, azzardò.

“Nessuno che io conosca, mia signora”

“Eccellente!” esclamò.

Quindi, voltandosi nuovamente verso i presenti, che avevano seguito con interesse e curiosità quella scena:

“Mie signore, il tedio delle nostre giornate sta per finire. Ho in serbo una bella sorpresa per i nostri nobili ospiti!”

Tornò a fissare il cavaliere, che restava immobile e composto, come sempre, con lo sguardo fisso di fronte a sé, fingendo di guardare senza vedere nulla, secondo quelli che erano gli ordini per coloro che vegliavano sui divertimenti della principessa.

“Come vi chiamate, cavaliere?”

“Bajard, mia signora… Milo Bajard”

“Milo Bajard…” ripetè lei con un sorriso malizioso sul volto “Iscrivetevi al torneo, oggi stesso, e gareggiate per me nella tenzone!”

Disse questo, quindi si voltò e con una risata tornò ad unirsi alle sue compagne.

“Serebbe un bellissimo scherzo, se il nostro cavaliere vincesse il torneo!”, esclamò con gaiezza.

Sarebbe un bellissimo sogno, se fosse vero… pensò Milo con tristezza.
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"E tu, Morrigan, strega da battaglia, cosa sai fare?"
"Rimarrò ben salda. Inseguirò qualsiasi cosa io veda. Distruggerò coloro su cui avrò poggiato gli occhi!"
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